giovedì 30 ottobre 2008

10 comandamenti per fallire

Questo è un libro che non ho letto, ma che mi ha incuriosito nel titolo. Se qualcuno ha avuto occasione di leggerlo potrebbe postare nei commenti una breve recensione. Temo che l'interesse si esaurisca nei punti riportati sotto, ma non si sa mai..;-)

A fianco la copertina del libro scritto da Donald R. Keough – ex presidente di Coca-Cola e ora banchiere d’investimenti – uno dei più famosi manager della storia, amico dei grandi uomini di business, da Warren Buffett a Bill Gates, da Jack Welch a Rupert Murdoch a Peter Drucker.

Questi sono i consigli giusti per fallire:
  1. Smettete di assumervi dei rischi
  2. Siate inflessibili
  3. Isolatevi
  4. Convincetevi di essere infallibili
  5. Giocate al limite del regolamento
  6. Non perdete tempo a riflettere
  7. Riponete tutta la fiducia in esperti e consulenti esterni
  8. Amate la burocrazia
  9. Inviate messaggi incoerenti
  10. Abbiate paura del futuro
  11. Perdete la passione per il lavoro e per la vita.

In neretto quelli che per me sono gli errori più gravi... ;-)

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lunedì 27 ottobre 2008

Passaggio generazionale: è una questione (anche) di identità

Luca Baiguini è il terzo autore che ospitiamo in questo spazio che abbiamo scelto di chiamare "la stanza degli ospiti" . Docente del Politecnico di Milano, Luca è anche autore del libro "Il pubblico nelle tue mani". A fine post potete trovare maggiori informazioni, ma ora vi lascio al suo interessante intervento.

Il passaggio generazionale vede tre protagonisti: il leader attuale, il leader futuro e l'organizzazione. Mentre si dedicano molte energie ai primi due, molte meno ne vengono spese per preparare l'organizzazione al passaggio. E spesso l'identità dell'organizzazione stessa non è adeguata e pronta.

La letteratura e la manualistica sul passaggio generazionale mi pare si concentrino soprattutto su due fronti:
  • quello di chi deve cedere lo scettro
  • quello di chi quello scettro dovrebbe ereditare

Sia ben chiaro, questi due fronti sono assolutamente prioritari. Mi pare che, però, si trascuri un terzo fronte, altrettano importante: quello dell'organizzazione protagonista della successione.

Mi spiego meglio: spesso l'identità dell'organizzazione, la sua vision, la sua mission, i suoi valori sono costruiti ad immagine e somiglianza del fondatore. Un indicatore di questa corrispondenza la si può trovare nelle storie che raccontano i momenti cruciali della vita dell'organizzazione. Quasi sempre queste storie sono rappresentazioni della relazione tra il fondatore e i suoi collaboratori, tra il fondatore ed i clienti, tra il fondatore e gli altri stakeholder.

Questo significa che l'organizzazione non ha costruito un'identità propria, separata da quella del fondatore. Il cordone ombelicale tra organizzazione e fondatore non è mai stato reciso. E non si pensi che questo accada soltanto nelle piccole imprese. Recentemente ho sentito definire Steve Jobs come "il CEO più indispensabile del mondo". E questa affermazione è vera nella misura in cui l'identità di Apple è costruita sul suo fondatore.La storia di Apple è la storia di Steve Jobs più di quanto, ad esempio, la storia di Microsoft sia la storia di Bill Gates. E più di quanto la storia della Scuderia Ferrari sia la storia di Enzo Ferrari. Intendiamoci, anche per Microsoft e Ferrari c'è stata una fase in cui l'identità dell'organizzazione era fortemente legata all'identità del loro fondatore.Poi, però, il leader ha lavorato perché il cordone ombelicale venisse reciso e la sua creatura potesse camminare con le proprie gambe.

In questo post sul change management ho illustrato un modello che, secondo me, rappresenta una chiave di lettura ed uno stimolo per avviare un processo di costruzione autonoma dell'identità di un'organizzazione.

Secondo Robert Dilts, l'autore di questo modello, un cambiamento si può collocare a diversi livelli, crescenti per complessità: l'ambiente, il comportamento, le capacità, i valori e convinzioni, l'identità, il livello spirituale.Qualsiasi cambiamento, in questo senso, ha un impatto sistemico sull'organizzazione. Questo significa che il compito del leader è quello di mantenere coerenza e allineamento tra questi livelli. Diversamente, nasceranno dei sabotatori al processo di cambiamento, o dei "killer" che ostacolano il raggiungimento degli obiettivi.L'essenza della leadership, quindi, consiste nel mantenere allineati i livelli di pensiero, garantendo in questo modo la coerenza del sistema rispetto agli obiettivi e al cambiamento auspicato.

Questo significa che il passaggio generazionale non ha a che vedere soltanto con i comportamenti e le capacità che un'organizzazione deve coltivare, ma anche con i valori (ciò che l'organizzazione ritiene giusto), le convinzioni (ciò che ritiene vero), l'identità (la mission), il livello spirituale (la vision). E i livelli di pensiero superiori devono fare da supporto ai cambiamenti auspicati ai livelli inferiori. Come questo cambiamento si inneschi e si governi, è questione complessa.Ma certamente c'è un indicatore che racconta che questo cambiamento sta avvenendo.Quando le storie che si raccontano circa l'azienda sono meno centrate sul fondatore e più sull'organizzazione, allora il lavoro di costruzione di un'identità autonoma è iniziato.

Insomma, per un passaggio generazionale efficace, non basta (anche se è indispensabile) un successore "maggiorenne". Ci vuole anche un'organizzazione "maggiorenne", o per lo meno in cammino per raggiungere la maggiore età.Naturalmente, l'ideale è che leader attuale e leader futuro condividano la necessità di questo cammino e lavorino insieme per percorrerlo.
Mi rendo conto che questo approccio possa presentare un livello di astrazione elevato (e magari poco aderente alla quotidianità di un processo di passaggio generazionale).La pensavo così anch'io. Eppure, nella mia esperienza, queste questioni hanno un impatto rilevante in qualsiasi processo di change management, e quindi anche nel momento della successione in azienda. Perchè portare in un'organizzazione un cambiamento di questo tipo è un po' come costruire un puzzle, di cui le questioni che ho cercato di illustrare in questo post sono alcune tessere.E in un puzzle tutte le tessere sono importanti, se ne mancano alcune, l'opera risulta monca e, a volte, incomprensibile.

Luca Baiguini: Docente di Comportamenti Organizzativi e Personal Development al MIP, business school del Politecnico di Milano. Scrive i suoi pensieri circa la formazione manageriale sul blog http://www.lucabaiguini.com/.

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venerdì 24 ottobre 2008

Fare shopping in tempi di crisi!

Leggo una attenta analisi sull'impatto della crisi sugli studi legali sul blog di Ambra Di Tommaso. Si riportano in parte i dati pubblicati nel settembre 2008 dell'autorevole rivista inglese Legal Business. Obiettivo è capire qual'è il clima che si respira nel quartier generale di molti dei cosiddetti "studi di prima fascia".
In sintesi questi i punti salienti:
  • le attività di sviluppo e di comunicazione rivestono un ruolo cruciale;
  • Gli avvocati dovranno fare uno sforzo maggiore per conoscere i propri clienti e instaurare delle relazioni solide con i loro interlocutori;
  • Il contenzioso, come anche il diritto fallimentare e la ristrutturazione d'impresa, è una tipica practice anticiclica;
  • Se nella crisi degli anni 90 a soffrire maggiormente furono assistenti e praticanti, questa volta ad avere la peggio potrebbero essere avvocati con una maggiore seniority come i partner non-equity che percepiscono compensi elevati su base predeterminata, andando a gravare in modo significativo sui ricavi degli equity-partner - ovvero i soci tra cui vengono ripartiti i dividendi.
Voci di crisi nei grossi studi iniziano a circolare, noi abbiamo deciso di approfittarne facendo shopping convinti di inserire nel network nuove risorse di buon livello professionale.
Si dice che in tempo di crisi bisogna investire, che bisogna vincere la guerra dei talenti... bè noi ci proviamo con tanta buona volontà ed impegno!!

mercoledì 22 ottobre 2008

LA PIETRA CINESE: fare business in cina

Mao, “se si vuole attraversare il fiume, bisogna toccare le pietre”.
Cominciamo a sfiorarle anche noi, prima che il fiume sia troppo dirompente da attraversare.

Pier Luigi è il secondo autore dopo Leonardo Bellini che ospitiamo in questo spazio che abbiamo scelto di chiamare "la stanza degli ospiti" .

Pier Luigi Giraudi, alumni Bocconi con un passato in consulenza in Italia, vive in Cina dal 2005, dove, dopo un MBA presso la CEIBS - China Europe International Business School, ha attivato alcune iniziative imprenditoriali, fra cui JP Asia Group, una societa' di consulenza per aziende Occidentali interessate ad espandersi o a capire il mercato Cinese e le sue opportunita'. Ha deciso di aiutarci nel cercare di meglio comprendere la cina e per qualsiasi approfondimento o per ulteriori informazioni sulla Cina, potete contattarlo a questa email pier@jpasiagroup.com .


Parliamo di Cina
Parlare di Cina vuol dire rendersi ambasciatori di un paese, di un continente, di una storia, di un’umanità in continua evoluzione, difficile da categorizzare, riassumere ed imbrigliare in schemi occidentali.
Ciò nonostante, il ruolo sempre più preponderante che il gigante asiatico sta assumendo sullo scacchiere geopolitico internazionale, la crescita di players Cinesi nei più svariati segmenti di industria, il progressivo trasferimento di ricchezza che sta modificando lo scenario finanziario globale, tutti questi fattori rendono importante occuparsi di Cina, per cercare di capire insieme come proteggersi dalla fantomatica minaccia asiatica e trasformarla in una ben più produttiva opportunità di sviluppo, per aziende ed individui.

Se la Cina non ti interessa, forse la Cina si sta interessando di te
A chi sostiene di non essere interessato alla Cina, un ammonimento va fatto: le forze di mercato hanno fatto sì che sia la Cina ad essere interessata a tutti noi. Aziende che operano nei più disparati settori dell’economia, si troveranno presto ad avere a che fare con concorrenti asiatici, con investitori Cinesi, con concorrenti con investimenti produttivi e commerciali in Cina. Nessun settore e nessuna azienda può permettersi il lusso di sottovalutare il risveglio del gigante asiatico.

Perché Cina?
Nel 1985 l’average income in Cina si attestava su 293 Dollari annui pro capita. In poco più di venti anni, nel 2006, lo stesso indice e’ quasi decuplicato, arrivando a 2025 Dollari. Parlare di medie in un paese con così forti differenze interne lascia spazio ad alcune zone grigie da chiarire. La popolazione Cinese nel 1978 si aggirava intorno al miliardo di persone, di cui 800 Milioni popolazione rurale. I dati per il 2006 parlano di 1.3 miliardi di abitanti, di cui quasi 580 milioni popolazione “urbana”. Un simile processo di rapida urbanizzazione ha portato ad una crescita del sistema paese unica nella storia. La capacità della Cina di diventare la “fabbrica del mondo” per qualsiasi tipo di produzione a basso valore aggiunto, ed il boom interno dei consumi retail, hanno creato un’economia solida con una crescita intorno al 10-12% all’anno. Più importante ancora, l’economia cinese di oggi può fare affidamento su tre fattori:
un network logistico unico al mondo nei paesi in via di sviluppo: Special Economic Zones, Trade Zones, Industrial Parks, rete di ferrovie, porti, aeroporti, autostrade, trasporti urbani, sono solo alcuni esempi di capacità logistica assente in India, Sud America od Europa dell’Est.
Una riserva di più di 700 milioni di abitanti in zone rurali, ancora da “urbanizzare”, con il doppio vantaggio di cheap labor e di forza trainante per i consumi retail.
Un governo forte e accentrato in grado di prendere ed eseguire decisioni con l’obiettivo di perseguire il bene comune e lo sviluppo del sistema paese. Anche se la scelta delle parole può essere fortemente impopolare secondo canoni e parametri occidentali, va detto che da un punto di vista puramente macro economico, un sistema democratico di matrice “occidentale” non avrebbe mai potuto raggiungere gli stessi obiettivi toccati da Pechino nel corso degli ultimi 20 anni.

Sull’onda dell’ultimo punto, le ultime olimpiadi svoltesi a Pechino sono state un ulteriore, lampante esempio delle potenzialità e della capacità di questo paese di porsi in un contesto internazionale. L’organizzazione, la precisione, il successo agonistico (in discipline fino a dieci anni fa sconosciute in Cina), la spettacolarità delle cerimonie, hanno dimostrato al mondo intero che il paese non solo e’ pronto per porsi al confronto con l’Occidente, ma anche la sua capacità di saltare dieci, venti anni di evoluzione economica e sociale in tempi accelerati. L’insorgere dell’opinione pubblica internazionale di fronte ad alcuni eventi, come lo spinoso discorso del Tibet, e’ vissuta in Cina come un’indebita ingerenza straniera in temi di politica interna, e non ha altro risultato se non quello di incrementare la coscienza nazionale Cinese, accelerando ulteriormente il disegno macroeconomico perseguito da Pechino.

Quali sono i rischi per il sistema paese Cina ?
Da un punto di vista di stabilità del sistema paese, la Cina e’ riuscita a raggiungere i risultati odierni grazie ad un forte controllo accentrato, ma soprattutto con la complicità di un crescente benessere diffuso che ha inondato la popolazione in tutte le sue fasce. Il gigante asiatico potrà continuare sulla strada attuale se riuscirà a mantenere la stabilità interna, al momento minacciata da alcuni fattori:
La crescente coscienza democratica, fomentata dalla comunità internazionale: Non dimentichiamoci che la Cina si pone ancora come uno stato comunista, apertosi ad una forma di capitalismo controllato. Questo strano modello ibrido che ne e’ nato non e’ altro che una sorta di oligarchia le cui fila sono tirate dal centro politico di Pechino, e dove il Politburo si spartisce il potere fra membri del Partito Comunista ed Esercito.
La forte spinta inflazionistica: come nel classico modello del serpente che si mangia la coda, l’incredibile sviluppo economico interno ha portato ad enormi ripercussioni sui prezzi delle materie prime e delle commodities a livello globale: dalla farina al petrolio, dall’acciaio al platino, i prezzi sono cresciuti tirati dallo sviluppo dei paesi emergenti. Inflazione diffusa potrebbe portare al malcontento delle masse, oggi felici di sottostare ad una forma di governo sì autoritario, ma che garantisce ricchezza diffusa. Nel febbraio 2008 il consumer price index ha raggiunto un picco di 8.7% (il massimo da 12 anni). Buona parte di questa crescita e’ stata causata dall’aumento dei beni alimentari presenti nel paniere: +23%, con punte di +46% per le verdure e +63% per la carne di maiale, il cibo povero più diffuso in Cina. In confronto, gli elementi non food related presenti nel paniere sono cresciuti solamente del 1.6%.
La spinta indipendentista di alcune province: sia il Tibet sia lo Xinjiang, province autonome dello Stato Cinese, rappresentano un baluardo strategico dal punto di vista territoriale nello scacchiere politico dell’Eurasia. Le stesse province che da anni cercano di ottenere sempre più autonomia o addirittura l’indipendenza, potrebbero rappresentare un pericoloso precedente per il governo Cinese, che non può permettersi di perdere il controllo di alcune “pedine” senza mettere a repentaglio la stabilità complessiva del sistema paese.

Alcuni analisti e studiosi hanno identificato nella forte spinta inflazionistica dell’ultimo anno e nella conseguente scarsità di cibo nelle province più povere, il vero motivo dietro le manifestazioni pre-olimpiche di Lhasa. La combinazione della situazione già infiammata in Tibet e la leva utilizzata dai sostenitori pro Tibet con la comunità internazionale non hanno fatto altro che moltiplicare la tensione ed acuire il problema originario.

In estrema sintesi, la Cina rappresenta un modello politico, sociale ed economico unico al mondo. Poche persone possono affermare di conoscerla in tutte le sue sfaccettature. Partire da chi in Cina vive e lavora, può fornire un utile esempio e spunto di riflessione a chi, per diversi motivi, sia interessato a questo magnifico paese.

Speriamo che questo modo di ampliare il blog ad interventi esterni ma qualificati venga apprezzato. il nostro obiettivo resta quello di aiutare l'imprenditore a guardarsi intorno, di esplorare settori, paesi, modi di operare anche diversi ma da cui apprendere per ridisegnare la propria impresa.

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lunedì 20 ottobre 2008

Dottore Commercialista, Revisore e Sindaco: nuove competenze per svolgere la professione.

Ogni tanto mi riunisco con alcuni colleghi, amici fin dai tempi dell'università e con cui ho seguito per due anni il post laurea in Bocconi. Recentemente li ho coinvolti per aiutarmi a preparare la lezione per la SAF – Bocconi. Ovviamente come spesso accade la conversazione si sposta sui casi professionali visti di recente per un confronto sulle ultime normative applicabili. Sempre più spesso ci si interroga su quale sarà il nostro ruolo in futuro, su quale evoluzione far seguire allo Studio Professionale. Oggi il dottore commercialista non può più essere solo il professionista di fiducia dell'imprenditore, ma deve diventare sempre di più un consulente con una forte propensione all'aggiornamento professionale e ad arricchire le competenze tradizionali con una conoscenza approfondita dell'azienda e delle sue modalità operative. Le recenti riforme normative che hanno profondamente modificato il nostro ordinamento uniformandolo alle direttive europee lo richiedono espressamente soprattutto per chi ricopre il ruolo di sindaco o revisore. Quello che fino a pochi anni fa era una tendenza di mercato è ormai dal 2004 in poi una precisa previsione normativa. non adeguarsi espone aziende e professionisti a forti rischi.

giovedì 16 ottobre 2008

La mia prima lezione in Bocconi

Aiutatemi a capire ciò che vi dico e ve lo spiegherò meglio.
Antonio Machado

Ieri ho tenuto la mia prima lezione per la SAF: Scuola di Alta Formazione - Università Bocconi.

Si tratta di un post laurea biennale di specializzazione per diventare Dottori Commercialisti, Sono stato chiamato tra i docenti del modulo: Operazioni straordinarie di impresa.

L'emozione è stata fortissima, rientrare nella stessa aula Perego dove è iniziata la mia avventura in Bocconi, questa volta come docente.

Sotto il materiale relativo alla lezione sulla liquidazione volontaria

Liquidazione Oic 5
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mercoledì 15 ottobre 2008

Di crisi ed economia a Milano si discute al Panino Giusto!

Domenica come spesso accade a pranzo finisco al panino giusto. Per chi non lo conosce è una paninoteca del centro di Milano. Posto divertente, grande attenzione alla qualità degli ingredienti. Ben frequentato. Forse un po' snob.

Vicino a noi un paio di famiglie pranzano coi bimbi. I genitori discutono della crisi. paure sulle ripercussioni sull'economia reale. Uno dei genitori racconta le sue preoccupazioni, le paure delle grandi banche di non rientrare dei debiti di medio termine fatti alle imprese, Contrazione del credito, insolvenze, ecc... Le mogli sorridono tranquille come sempre convinte che come ogni crisi passerà, relegano l'argomento a problemi di lavoro dei mariti.

I mariti restano ombrosi. rimandano l'acquisto dell'auto e paventano nuovi scenari politici, un'europa sempre più periferica e disoccupazione.

Parliamo. Si spera in nuovi investimenti in infrastrutture, in un rafforzamento dell'economia reale.

Domenica il panino giusto assomigliava a Bretton Woods. Forse iniziamo ad avere la percezione della portata della crisi.
PS l'immagine per sdrammatizzare un pò e poi perchè mi sono reso conto che dagli anni 80 non sono poi cambiato molto... evolvo ma non cambio... ;-)


martedì 14 ottobre 2008

Acconto imposte e crisi di liquidità

Il prossimo 1° dicembre scade la rata del secondo acconto 2008. In periodi di crisi come l’attuale aumentano i contribuenti intenzionati a ricalcolare l'acconto in base alle previsioni 2008 pur consci di rischiare una sanzione pari al 30% dell'omesso importo.

Le modalità di calcolo sullo storico penalizzano fortemente aziende e professionisti che vedono peraltro il loro reddito contrarsi a causa della crisi economica.

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lunedì 13 ottobre 2008

La seconda morte degli yuppie

LA CRISI FINANZIARIA VISTA DALLO SCRITTORE DI «LE MILLE LUCI DI NEW YORK».La parabola degli anni Ottanta si rispecchia nel crollo di oggi.
Riporto un interessante articolo che potete trovare in Corriere Cultura. Ripercorre l'iconografia, i miti e le illusioni degli anni ottanta.... o forse di oggi.


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mercoledì 8 ottobre 2008

Strategia Big Think

Sto leggendo l'omonimo libro pubblicato da Etas nella collana Harvard Business.
L'autore suggerisce, invece di effettuare un benchmarking che operano nel nostro stesso settore, di andare controcorrente e cercare nuove idee al di fuori del settore.

Ci sprona a seguire nuove strade, per entrare in contatto con i clienti e convincerli a darci indicazioni che possano rivelarsi preziose.

l' obiettivo finale deve essere quello di selezionare una idea semplice ed efficace che possa consentirci di creare nuovo valore da offrire al cliente. La nuova strategia deve ovviamente sfruttare le capacità distintive della nostra organizzazione mettendola in contatto con nuove imprese e stimolando i rapporti con l'intero sistema economico.

Tutto ciò quindi non è in contrasto con quanto abbiamo sostenuto nel post: focalizzarsi sul core business.

Il nostro Studio ci sta lavorando da tempo. Abbiamo iniziando con il sito internet, non trovando ai tempi bei siti web di commercialisti ho iniziato ad analizzare quelli di società di consulenza, banche di affari, avvocati, ecc.

Poi alcune idee di metodo e di servizio ho pensato di svilupparle importandole anche nel nostro modo di operare, restando aperti al confronto e creando un network professionale che oggi rappresenta la caratteristica distintiva del nostro studio.

Ora siamo davanti ad un ulteriore cambiamento. Sto pensando a come modificare il nostro modo di lavorare e come modificare la nostra organizzazione.

Come tutti i cambiamenti anche questo è frutto di speranze e paure che dovrò razionalizzare per trasformarlo in una strategia sostenibile. C'è molto da lavorare ma è anche molto stimolante.

martedì 7 ottobre 2008

E' tutta una questione di soldi... il resto è conversazione!

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Ho bisogno di sognare!

Sempre più spesso vengo contattato da colleghi che cercano un confronto, che non sono soddisfatti del loro studio e che sentono il bisogno di confrontarsi e di ripensare il modo di lavorare, di fare il commercialista.

Sabato ho ricevuto una telefonata di un commercialista che voleva entrare nel nostro network professionale, migliorare la sua formazione e confrontarsi con una organizzazione più ampia.

Sono felice che mi contattino. è evidente che il blog riesce a creare un contatto, un dialogo che vorrei ampliare. La riflessione deve essere ovviamente biunivoca, non ho soluzioni ma idee e progetti si. ho sogni e paure da condividere sperando che si concretizzino in un progetto imprenditoriale che sta sempre più prendendo corpo ma che ancora sta crescendo e va protetto.

Chi vuole confrontarsi, inviare suggerimenti, riflessioni può scrivermi a: panstudio02@gmail.com

lunedì 6 ottobre 2008

Un’idea per l’Economia: PREMIO COLLEGIO CARLO ALBERTO

Il Collegio Carlo Alberto ha istituito il premio "Un’idea per l’Economia" per proposte di policy (riferite all’economia italiana o internazionale) presentate da cittadini europei al di sotto dei 40 anni di età. La miglior proposta riceverà un premio di 5,000 Euro. Il premio ha cadenza semestrale.

Abbiamo deciso di sostenere il premio, sperando di amplificare quanto già fatto da altri siti come Lavoce.info, credendo nello spirito dell'iniziativa: confronto di idee, approfondimento dei problemi, innovazione, spazio ai più giovani.
Speriamo di contribuire così alla diffusione del messaggio.

venerdì 3 ottobre 2008

la dura vita del BROKER durante la crisi di Wall Street

Non leggo repubblica, ma voglio segnalarvi questo articolo sulla crisi finanziaria di USA.
Questa volta niente foto sul blog. Solo una lettura.

Non so perchè ma ho un misto di rabbia e di amarezza.

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giovedì 2 ottobre 2008

Formazione per Dottori Commercialisti a Milano e Savona

Per la prima volta e per ben due volte ad ottobre dovrò tenere dei corsi di formazione per colleghi. Non nascondo qualche timore ad affrontare una platea di un centinaio di commercialisti. Timore e orgoglio. La prima volta dovrò tenere una lezione sulla liquidazione volontaria in Bocconi al post laurea per diventare commercialista, la seconda è un incontro organizzato dalla mia casa editrice con l'ordine di Savona per promuovere il libro Le Perizie di Stima.
Non è facile trovare il tempo per studiare e preparare le lezioni mentre il lavoro richiede sempre più tempo. Ma sono sicuro che questo costringermi ad approfondire alcuni argomenti ben oltre la pratica quotidiana non potrà che migliorare la qualità del nostro servizio. Sperando sempre nella pazienza e comprensione del pubblico
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