mercoledì 27 febbraio 2013

Le prigioni dell'imprenditore.



Va la prua in alto va
la bandiera al vento è già
capitano dacci il rhum
la battaglia sta per cominciare
e chi ci fermerà



Lato B del disco di Capitan Harlock 
della Fonit Cetra






Si chiudono i bilanci e si iniziano a tirare le fila. La storia si ripete costante, si rimanda la risoluzione del problema, si valutano soluzioni contabili utili solo a guadagnar tempo, i professionisti dell'impresa e le banche si concentrano sull'aspetto finanziario ma nessuno si preoccupa o meglio si è preoccupato per tempo di ragionare sull'economico.

Nessuno è mai sceso in produzione per paura di sporcarsi le mani.

Siamo ormai tutti troppo eleganti e preferiamo parlar di numeri dimenticando la realtà che questi rappresentano: uomini e donne, famiglie, mutui, le scuole dei figli, ecc.

L'impresa invece è tutta li, si muove nel suo settore, incastrata o protetta nella filiera di creazione del valore.

Troppo spesso però mercato, fornitori, clienti o canali distributivi sono dati per scontati. L'impresa invece periodicamente (addirittura annualmente in questo periodo) dovrebbe effettuare un tagliando, perdere qualche giorno e riflettere su marginalità e aree d'affari. 

Nessuno si preoccupa di verificare le affermazioni dell'imprenditore che troppo spesso è prigioniero delle sue ipotesi, delle sue convinzioni, delle sue certezze, delle sue paure.

Quante volte sento ripetere che l'imprenditore è solo. quante...

E' vero, dopo anni di successi si isola nelle proprie certezze che nel tempo gli impediscono di cambiare, di confrontarsi.

Il cambiamento deve invece essere inserito in agenda:

  • abbiamo monitorato il nostro rapporto con le banche? siamo iscritti a confidi? sono sotto controllo le fideiussioni e garanzie fornite?
  • I costi di produzione, la necessità di nuovi investimenti o manutenzioni sono debitamente considerati?
  • i nostri fornitori sono competitivi ed affidabili?
  • esportiamo (o importiamo)? come ci confrontiamo con l'estero?
  • il nostro mercato cresce? si riduce? stiamo lavorando ad una via di uscita o di ingresso in altri mercati?
Scrivere, scrivere, scrivere. Bisogna tornare a scrivere e non solo budget come proiezione di dati storici. Bisogna scomporre e ridisegnare l'impresa. il budget serve anche a questo, soprattutto a questo. Serve a decidere!

Bisogna imparare a vagliare diverse ipotesi, ad avere i numeri utili per valutare la strategia.

Troppo spesso quando entro in azienda vengo sommerso da infiniti dati contabili, tonnellate di fogli di excel, ma nessun dato di sintesi è realmente a disposizione.

Spesso bonariamente prendo in giro il responsabile aziendale dicendo che non sono bravo coi numeri, che deve darmi quelli sintetici, risposte. Ed in azienda è il panico. 

Non servono fotografie ma leve di cambiamento.


Io faccio il commercialista, non posso fornire risposte strategiche, posso solo fare domande e pretendere risposte affidabili. Altri consulenti nei vari ambiti sono più bravi di me. Io devo innescare il processo, manifestare l'urgenza.

Non è facile, tempi, costi, resistenze dell'imprenditore sono un freno a tutto questo.

Cambiare è spesso l'unica soluzione. Parlare, ascoltare, confrontarsi, prendere spunto è l'unica soluzione.


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venerdì 22 febbraio 2013

Redditometro viola la privacy e diritto di difesa

Il redditometro non può sacrificare la sfera privata del singolo cittadino: lo sostiene una sentenza della sezione di Pozzuoli del tribunale di Napoli

Attraverso il monitoraggio delle spese si possono conoscere anche gli aspetti più privati della vita del singolo cittadino, includendo anche le spese per cure mediche. E il redditometro finirebbe per passare al setaccio anche le spese per soggetti diversi dal contribuente (moglie, figli, amici, ecc).

Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/iztAz

La sentenza ha stabilito che il redditometro "determina la soppressione definitiva del diritto del contribuente e della sua famiglia ad avere una vita privata, a poter gestire il proprio denaro, a essere quindi libero nelle proprie determinazioni senza dover essere sottoposto a invadenza del potere esecutivo".

Il giudice ha  ordinato di "non intraprendere alcuna ricognizione, archiviazione, o comunque attività di conoscenza sull'archiviazione dei dati" del ricorrente, "cessarla se iniziata" e di "distruggere tutti i relativi archivi".

Oltre alla violazione della privacy bocciatura tecnica del redditometro che userebbe come parametro le stime Istat che "nulla ha a che vedere con la specificità della materia tributaria".

Il redditometro inoltre impedirebbe il diritto di difesa del cittadino perché "rende impossibile fornire la prova di aver speso meno di quanto risultante dalla media Istat" e tutto ciò porterebbe il contribuente a dover affrontare un procedimento "inquisitorio e sanzionatorio".

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mercoledì 20 febbraio 2013

Due cose su Oscar Giannino.

Giannino ho avuto modo di incontrarlo 4 o 5 volte insieme a sua moglie Margherita.
Incontri per conoscerci, per far conoscere mio figlio ai tempi nato da poco.

In questo post con lei uso il nome perchè la conosco da più tempo, persona per bene, molto riservata.

Lui lo conosco meno, soprattutto non mi va di usare il nome (come fanno numerosi fan, che chiamare elettori sarebbe troppo generoso) per evitare di millantare una confidenza che non c'è.

Tutte le volte che ci siamo visti si è sempre dimostrato persona generosa e ottimo ospite.
Non credo di dire nulla di nuovo, molti che hanno avuto modo di conoscerlo gli riconoscono essere persona di cuore oltre ad avere una gran testa.

Per il suo movimento ho sempre dimostrato simpatia ma anche riservato parecchie critiche sul tema delle alleanze, sul carattere dei fondatori, sulla conclamata incapacità di fare squadra ma anche su un programma temo a volte sopravvalutato. Critiche manifestate pubblicamente sia qui sia su qualche giornale.

Mi sono sempre tenuto in disparte mentre in molti osannavano il "caro Oscar" neanche fossero vecchi compagni di scuola. Anche ad un paio di incontri pubblici nonostante la sua disponibilità mi sono sempre tenuto un pò in disparte per non dar l'impressione di approfittarne per un pò di visibilità.

Lo dico chiaramente su Master e lauree è stato uno stupido. Trovo che si vesta in maniera imperdonabile. Soprattutto, da liberale, nutro da sempre una certa diffidenza verso i vecchi repubblicani che fanno i liberisti ma sotto sotto son giacobini. La stessa diffidenza che un milanista nutre per un interista e viceversa.

L'errore si è aggravato dai tentativi maldestri di mascherarlo e dagli atteggiamenti fastidiosi dei fan.
Ha sbagliato. Punto. La cosa poteva esser gestita meglio.

L'uomo però ha coraggio, testa e cuore. Credo che questo gli vada riconosciuto.

Inoltre non dimentico che invitati al suo matrimonio, tra economisti, giornalisti, ministri e confindustriali ci ha accolti con mio figlio di pochi mesi (difficile da gestire ad un ricevimento) al tavolo degli sposi (tra l'invidia di molti).

Allora pensai fosse un gesto gentile condiviso e suggerito da Margherita per non metterci in imbarazzo difronte a tante personalità.

Oggi visto come molti di loro si sono comportati in questa vicenda credo più che altro per proteggerci.

Son cose che ho preferito tenere per me e non divulgare in rete tranne un breve post fatto ai tempi. Molti mi rimproverarono di non aver pubblicato foto dell'evento, ho preferito cosi. Per ricambiare il rispetto e le attenzioni che ci aveva mostrato.

Oggi però mi è sembrato giusto raccontare queste cose, queste piccole attenzioni, per rendere merito alla persona e rendere più umano il personaggio pubblico.

Ho letto alcuni articoli molto fastidiosi sulle lacrime di Giannino mentre telefona a Margherita dopo le dimissioni.

Appena ho letto delle polemiche sul Master ho subito immaginato, per quel poco che lo conosco, che il suo primo pensiero fosse per la moglie, per proteggerla, per non deluderla.

Ecco io credo che in questo l'uomo meriti rispetto. In quegli articoli ho visto violato un sentimento, mi sono sentito offeso anche io come lettore.

Criticate il politico, fatelo, è giusto. Rispettare l'uomo però è un dovere per un giornalista.
Il politico è forte, l'uomo è fragile. Non ci vuole troppo a comprenderlo.

Peccato, ancora una volta critichiamo i politici ma ci facciamo troppo poche domande sul livello del nostro giornalismo.

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sabato 16 febbraio 2013

Il mio quaderno dei pensierini aveva una copertina blu

Non so perchè mi è venuto in mente leggendo un tweet di Mitì Vigliero.

Mi son ricordato della mia maestra, di mia madre, di quei pomeriggi lunghissimi tra giochi e cartoni animati.
E la mia passione nel compilare quel quaderno dei pensierini cui dovevamo affidare quotidianamente le nostre riflessioni.

Non so perchè ma il nuovo compito mi piacque subito e scelsi la copertina più bella, blu con aereoplanini e robot per proteggere, io solitamente disordinatissimo, il nuovo quaderno.

La scelta tra materie umanistiche e matematica nacque li, da quel quaderno e dalla capacità di mia nonna di inventarsi storie bellissime per addormentarmi.

Forse è da li che mi è venuta la passione per scrivere e soprattutto per leggere.

Questo è un post strano che interesserà poco il lettore, a volte però è giusto non perdere l'occasione per ringraziare tutte quelle donne (mamma, nonna, maestra e professoresse di medie e liceo) che hanno cercato di insegnarmi a scrivere in bell'italiano. Solo per dire oggi che lo capisco, che ho sempre capito perchè mi sgridavano e correggevano. 

L'obiettivo non è stato del tutto raggiunto, la colpa certo non è loro ma nel mio disimparare negli anni quanto mi è stato insegnato. Una cosa però è rimasta, forse la più importante, la passione per la lettura.

L'occasione di dire grazie, sebbene in maniera tardiva ed incerta, oggi la devo a Mitì.


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giovedì 14 febbraio 2013

Ed è colpa nostra non ricordare, non insegnare.


E' una sensazione strana parlare con ragazzi più giovani, lo ammetto parecchio più giovani di me, di politica. Molti ventenni non hanno memoria dei vecchi partiti, per loro divisioni e storie personali sono confuse, annegate nel tifo pro o contro Berlusconi.

E' strano per me che andavo a cercare nei mercatini i vecchi libri di Longanesi (la casa editrice da lui fondata passata in mano ad editori di sinistra smise di pubblicarne i testi. Paradossale), di Prezzolini, di Papini.

Per noi che ci occupavamo di politica tra liceo ed università (oggi ho 40 anni, fate voi i conti) le gare dialettiche con gli avversari incrociavano la conoscenza storica.

Nessuno ha mai pensato che Cavour e Mazzini  fossero superati (in realtà lo pensavano rossi e neri, ma li giravan coltelli e non è una bella storia). Facevano parte della nostra storia, lontana forse, ma erano le origini di un percorso con cui fare i conti.

Oggi mi capita spesso invece di vedere occhi stupiti nel pronunciare i nomi di partiti, di persone che appartengono ad una storia antecedente a Berlusconi, come se in lui ci fosse la sintesi di tutto, del bene e del male.

Ed è colpa nostra non ricordare, non insegnare. 

Quanti ventenni conoscono Montanelli ed il suo gran rifiuto? Quanti conoscono Ambrosoli solo attraverso la discesa in campo del figlio?

Eppure i protagonisti di oggi sono figli dei partiti di ieri, si muovono in maniera prevedibile entro gli schemi appresi in gioventù.

E non è certo una critica la mia ma una considerazione, come fai a conoscere una persona, a votarla se non ne conosci la storia? E non raccontatemi che le persone cambiano, che destra e sinistra sono superate, fesserie o alibi per chi ha troppi errori da nascondere nel suo passato.

Ma credete veramente che nel PD non abbiano capito che la rottamazione di Renzi non era diretta realmente contro i vecchi ma più precisamente contro quelli compromessi con un passato comunista ormai da superare? Come si potrebbe spiegare altrimenti l'offensiva lanciatagli contro dal partito? Offensiva prevedibile ed ovviamente giustificabile dal loro punto di vista.

Ambrosoli oggi non trova i suoi mentori politici in persone anagraficamente molto più vecchie ma ben distanti dalla sinistra tradizionale? Si pensi solo a Marco Vitale ed alla sua simpatia verso la prima lega....

Non è un problema di età ma di apertura e di nuova sintesi.

In questo Paese che non ama fare i conti con se stesso preferiamo mascherare tutto con una lotta anagrafica. Per carità, se preferite continuiamo a prenderci in giro.

E Giannino, cosi amato dalla rete, non trova forse l'embrione del suo nuovo partito negli amici della gioventù repubblicana? I suoi ideali (condivisibili o meno, non mi interessa qui entrare nel merito) e la sua storia personale (più interessante, sofferta e nobile di quello che appare) non sono forse le fondamenta su cui si basa la sua nuova avventura?

Cosa volete che mi importino i suoi gilet, i suoi gatti, le sue urla in tv. Per comprendere l'uomo non occorre forse soffermarsi sulla malattia, il volontariato, lo strappo doloroso con La Malfa, ecc?

Per votare bene non basta votare la persona giusta, ma farlo anche per i giusti motivi.

Attenti a non diventar tifosi, non aiuti neanche il leader del tuo partito cosi. 

Non sconfiggi Berlusconi sostituendolo con un altro Idolo. E non ditemi che non serve conoscer La Malfa per votare Giannino, senza il primo il secondo sarebbe ben diverso.

Ma cosa credete, che il problema delle alleanze di FARE non fosse già in parte scritto nella storia dei fondatori, nel carattere, nel programma?

E si può votare anche una persona di cui si evidenziano le problematiche, perchè non sono fan ma elettore e politica la si fa attraverso il costante giudizio critico sull'eletto (magari anche aiutandolo con analisi e suggerimnti).

Il cittadino non termina il suo diritto/dovere con il voto. E quanto sarebbe bello vedere giornali di destra vigilare sull'operato di Berlusconi e giornali di sinistra criticare Pisapia.

Quanto sarebbe bello riscoprire il vero significato del giornalismo che non è quello di trascrivere ansa o crearsi un trampolino per la politica ma, al contrario, fare inchieste ed essere voci fuori dal coro. 

Si correrebbe pure il rischio di venderli questi giornali...

Esser liberali ragazzi è difficile, faticoso, significa mettersi sempre in discussione, consapevoli che spesso si fanno errori.

Oggi c'è un bel fermento e tutto questo fa bene alla democrazia.

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