Qualche giorno fa un "risanatore" (uno di quei manager a tempo che si incaricano di gestire i piani di risanamento quando l'azienda ha difficoltà a trovare risorse interne) mi ha confidato che aveva già incontrato l'imprenditore in difficoltà ma che questo non era ancora pronto a prendere la decisione di iniziare a cambiare l'azienda, la strategia, il suo ruolo.
Solo più tardi ha potuto agire, prima l'imprenditore non era ancora pronto a mettere in discussione il suo ruolo, non era ancora il momento.
Capire il momento, l'istante esatto in cui intervenire è la cosa più complessa. Agire troppo presto o troppo tardi può vanificare tutto.
Inoltre, è giusto dirlo in maniera chiara, bisognerebbe provare a far capire ad imprenditore e consulenti (anche a noi stessi ovviamente) che il cambiamento non deve essere visto solo come reazione ad una crisi conclamata ma deve diventare un normale momento di vita aziendale.
E' difficle, lo dico subito, soprattutto per le PMI capire che è necessario provare a investire in consulenza, provare a mettersi in gioco. Spesso non nascondiamocelo la colpa è anche dei consulenti.
Ultimamente però sto vedendo troppe imprese che non riescono ad affrontare la crisi per non aver agito anche solo pochi mesi prima, troppe che devono sopportare pesanti sacrifici per riuscire a salvarsi per non aver provato a cambiare per tempo.
Una difficoltà che trovo è su come gestire il momento, come rassicurare quei colleghi che temono che gli sia scippato un cliente (senza capire che un cliente sano te ne sarà grato, uno che chiude i cancelli della fabbrica difficilmente aiuterà il tuo fatturato).
Gestire il cambiamento deve essere attività per imprese sane. Per questo continuo a ribadire che la cultura delle start up dovrebbe contaminare le PMI tradizionali.
Come fare ciò ancora non mi è chiaro, ma la sfida è tutta li. Creare, diffondere la cultura del cambiamento continuo, del confronto tra imprenditori, di apertura a tutti i protagonisti del mercato.
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