venerdì 31 agosto 2012

SRL semplificata: lo statuto standard


Mercoledì 29 agosto è entrato in vigore il decreto ministeriale 23 giugno 2012, n. 138 contenente il modello di Statuto societario necessario al notaio per redigere l’atto costitutivo della nuova società a responsabilità limitata semplificata.
Potete ritrovare alcuni commenti alla nuova forma societaria della società a responsabilità limitata semplificata in questo blog (perde validità quanto detto sul ruolo del notaio a seguito delle successive modifiche che ne hanno ristabilito il ruolo pur prevedendone la gratuità).

Evidenziate in neretto le parti a cui fare maggiormente attenzione.

L’anno ………., il giorno ………. del mese di ………. in ………., innanzi a me ………. notaio in ………. con sede in ………. è/sono presente/i il/i signore/i ………. cognome, nome, data, luogo di nascita, domicilio, cittadinanza), della cui identità personale ed età anagrafica io notaio sono certo.
1. Il/I comparente/i costituisce/costituiscono, ai sensi dell’articolo 2463-bis del codice civile, una società a responsabilità limitata semplificata sotto la denominazione “………. società a responsabilità limitata semplificata”, con sede in ………. (indicazione di eventuali sedi secondarie).
2. La società ha per oggetto le seguenti attività: ……….
3. Il capitale sociale ammonta ad € ………. e viene sottoscritto nel modo seguente:
il Signor/la Signora ………. sottoscrive una quota del valore nominale di € ………. pari al …… percento del capitale.
4. E’ vietato il trasferimento delle quote, per atto tra vivi, a persone che abbiano compiuto i trentacinque anni di età alla data della cessione trasferimento e l’eventuale atto è conseguentemente nullo.
5. L’amministrazione della società è affidata a uno o più soci scelti con decisione dei soci.
6. Viene/vengono nominato/i amministratore/i il/i signori: ………. (eventuale specificazione del ruolo svolto nell’ambito del consiglio d’amministrazione), il quale/i quali presente/i accetta/no dichiarando non sussistere a proprio/loro carico cause di decadenza o di ineleggibilità ad amministratore della società.
7. All’organo di amministrazione spetta la rappresentanza generale della società.
8. L’assemblea dei soci, ove sia richiesta deliberazione assembleare per la decisione dei soci, è presieduta dall’amministratore unico o dal presidente del consiglio di amministrazione.
9. I soci dichiarano che conferimenti sono stati eseguiti nel modo seguente:
Il signor/la signora ……… ha versato all’organo amministrativo, che ne rilascia ampia e liberatoria quietanza, la somma di € ………. a mezzo di ………. .
L’organo amministrativo dichiara di aver ricevuto la predetta somma ed attesta che il capitale sociale è interamente versato.
10. Il presente atto, per espressa previsione di legge, è esente da diritto di bollo e di segreteria e non sono dovuti onorari notarili.
Richiesto, io notaio ho ricevuto il presente atto, scritto con mezzi elettronici da persona di mia fiducia e composto di ………. fogli per ………. intere facciate e parte fin qui, da me letto alla/e parte/i che lo ha/hanno approvato e sottoscritto alle ore…..……
Firma dei comparenti
Firma del notaio

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giovedì 30 agosto 2012

Evasione fiscale: in debito di una risposta...

Questa estate ho iniziato una conversazione su twitter che si è rivelata troppo complessa per 140 caratteri.
Spero che i lettori del blog perdonino la necessità di continuarla qui e che non si trovino troppo spaesati non conoscendo gli antefatti.

Ho in sostanza dichiarato qualche mia perplessità sull'articolo di Bruno Manfellotto su "Ridurre l'evasione? basta volerlo" , che vi invito a leggere, non tanto per quello che c'è scritto quanto per quello che manca.

Giustamente si indica nei politici i principali colpevoli di far poco o nulla contro l'evasione fiscale.
Vero, si pone l'esempio di Visco e dei suoi successi paragonati a quanto fatto da Tremonti.

Mi piacerebbe però provare a cambiare ottica e provare a fare una analisi meno classica.
Lancio alcuni spunti non supportati da dati del Ministero (sono ancora in vacanza e mi permetto qualche piccola superficialità) ma che credo possano comunque risultare attendibili o alimentare la discussione.

1) La patrimoniale può essere vista come strumento di lotta all'evasione solo se si attua un radicale cambiamento del sistema fiscale mirando a tassare consumi e patrimonio piuttosto che il reddito. Le patrimoniali che conosciamo oggi rappresentano solo nuove tasse che vanno a colpire i contribuenti. Spesso poi vengono presentate da una certa sinistra come strumento punitivo della ricchezza. Come cittadino trovo giusto venir tassato, profondamente ingiusto invece venir punito. Può sembrare una banalità ma conta anche come vengono presentate alcune norme. Non entro poi nel merito del livello della tassazione in Italia di cui già troppo si è scritto.

2) Le colpe dei politici: innegable che la classe politica crei il proprio consenso nella complicità. Non solo complicità nell'evasione sia chiaro, ma anche in tutta quella serie di norme fatte ad hoc per le mille categorie che di fatto rende il nostro sistema fiscale complicato ed inefficiente. Una semplificazione ed una maggiore stabilità della normativa consentirebbero di ridurre il contenzioso e far concentrare i controlli su quei settori maggiormente a rischio evasione. Norme più semplici implicano anche meno risorse necessarie per i controlli, quindi consentirebbero di farne di più in minor tempo.

3) Politiche di destra e di sinistra: credo sia utile, forse doveroso, ampliare l'analisi non solo a tassazione ed evasione ma confrontarle con i livelli e la qualità di spesa. Pago più volentieri le tasse se servono a creare l'autostrada del sole, meno se vengono utilizzate per mantenere un inutile esercito di forestali. I governi di centro sinistra hanno tenuto alte le imposte senza pensar minimamente di ridurre la spesa. I governi di centro destra (solo in parte limitati dall'ultimo Tremonti) hanno cercato (o forse solo dichiarato) di ridurre le imposte senza agire anche in questo caso su tagli di spesa.

4) Visco: la figura è controversa, da una parte ha dichiarato una guerra all'evasione che è stata spesso percepita come guerra alle imprese, dall'altra ha avuto il merito (poco conosciuto) di fare circolari tolleranti a fronte di norme severe riducendo cosi il contenzioso. Peccato che non abbia voluto capire che l'evasione si combatte anche attraverso il dialogo. Questo resta il suo principale errore a mio parere. Tralascio la follia delle dichiarazioni dei redditi on line, contraria ad ogni prncipio liberale e tecnicamente inutile (posso essere ricchissimo e godendo di redditi soggetti a ritenuta alla fonte avere un reddito in Unico ridicolo).

5) Burocrazia: si sottovaluta troppo spesso il ruolo di una burocrazia fiscale (sia pubblica che privata - commercialisti ecc) elefantiaca che tende ad espandersi attraverso procedure inutili e bizantine. Possibile non avere mai i programmi per tempo? essere soggetti alle mille proroghe? Ci siamo mai chiesti quanto sarebbe più facile effettuare i controlli fiscali semplicemente incrociando le banche dati a cui già oggi il ministero ha accesso? quanti controlli si potrebbero fare in più con norme più semplici e meno formalismi? Oggi sottovalutiamo il potere della burocrazia ministeriale, ben piu potente temo di deputati e senatori. Non a caso ormai in campo fiscale dominano i comunicati stampa dell'Agenzia, solo successivamenti ratificati da governi e parlamenti sucubi.

6) Alcuni settori difficilmente reggerebbero senza evasione. Si ha l’impressione che la stessa Agenzia tralasci di controllare per evitare di incrementare i già forti problemi occupazionali in alcuni settori ed in alcune aree del Paese. Parimenti spesso sono gli stessi imprenditori ad invocare maggiori controlli sui concorrenti sleali che gli impediscono di competere sul mercato (lavoro nero, importazioni illegali, evasione ecc..). Al posto di chiudere occhi davanti al problema risolvendolo con scorciatoie tutte italiane, non sarebbe più corretto modificare la normativa prendendo atto del problema?

7) Spesso quelli che lanciano anatemi contro gli evasori sono gli stessi che non disdegnano di comprare beni e servizi pagando in nero in cambio di un congruo sconto. Non sono forse essi stessi colpevoli? Perché non si fa nulla per far passare questo messaggio?

8) L’amministratore o il politico che ha sperperato denaro pubblico (anche in maniera lecita), il dipendente pubblico che lavora poco e male non possono essere in qualche modo paragonati essi stessi ad un evasore?

9) I dipendenti di aziende, pubbliche e private, che operano in qualche modo in settori protetti (banche, telecomunicazioni, giornali, ecc) non sono forse stipendiati in parte con occulti balzelli a danno del cittadino? Quante di queste persone manterrebbero il proprio posto di lavoro in regime di libero mercato?

10) L’enorme burocrazia pubblica non garantisce forse una altrettanto grande burocrazia privata di cui molti godono i benefici (commercialisti, avvocati, formatori, ecc.).

Se lo Stato vuole ridurre l’evasione deve cancellare gli alibi dell'evasore e ricostruire il rapporto coi cittadini, mantenendo i propri impegni, pagando per tempo i propri debiti, tutelandone i diritti, restituendo i crediti di imposta, dando indicazioni chiare e semplici su come calcolare e versare le imposte.

Meno proclami e più collaborazione e trasparenza, solo cosi a mio parere si uscirà dalla crisi.

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Sudditi o complici?

Giove ci mise (sulle spalle) due bisacce: pose dietro la schiena la bisaccia piena dei propri difetti, sospese davanti al petto la pesante bisaccia dei vizi degli altri. A causa di ciò non possiamo vedere i nostri difetti, ma siamo censori (critici severi) non appena gli altri sbagliano.

Fedro



Questa estate ho acquistato e sfogliato Sudditi, il libro manifesto dell'Istituto Bruno Leoni, che vanta tra gli autori molti firmatari di Fermare il declino di cui ho già parlato su questo blog con un post poi ripreso su L'Opinione (il titolo da me suggerito era il più costruttivo "i dubbi di un tifoso").
Il libro ha avuto un innegabile e meritato successo ma temo si fondi su un concetto profondamente erroneo, dividere gli Italiani in due: produttori e parassiti.

La tesi che si vuol portare avanti è che lo Stato tratti non da cittadini ma da sudditi la parte migliore dell'Italia che si vede tartassata e vessata a vantaggio di una ampia classe parassitaria.

Il lettore si crogiola felice in questo convincimento ritenendosi ovviamente produttore eroico e vessato. Provate ad affrontare il discorso al bar, dal banker all'insegnante, dal commercialista all'avvocato, dall'imprenditore al consulente tutti sono entusiasti di Oscar Giannino e si sentono sudditi di una Repubblica matrigna.

Eppure piu mi confronto con questa eroica Italia di produttori più temo che tanto entusiasmo sia frutto di un equivoco.

Temo che la differenza tra produttori e parassiti non sia poi cosi netta e quando lo faccio notare vedo smarrimento, atteggiamenti da lesa maestà ed un pensiero che si affaccia "ma quanto era più comodo esser berlusconiani".

Proviamo ad analizzare velocemente qualche categoria a titolo di esempio:

Bancario o banchiere o banker: qualcuno li avvisi che i loro stipendi sono pagati grazie ad un mercato oligopolistico e protetto che consente (consentiva) di mantenere una struttura elefantiaca grazie a micro balzelli e tasse occulte sui clienti.

Insegnante: la scuola si sa è a corto di risorse, i docenti sono poco valorizzati e pagati peggio, ma vogliamo verificare il livello medio dei nostri insegnanti? quanti sono e quanti erano solo una generazione fa? eppure questo livello disastroso della nostra istruzione consente il proliferare di corsi di inglese, ripetizioni private (quante fatturate?) ed un florido quanto inutile mercato dell'editoria scolastica.

Commercialista: Pur denunciando il conflitto di interesse in cui mi trovo da quanto la categoria ha iniziato a lamentarsi dell'infinito numero di norme, dichiarazioni, comunicazioni sempre nuove, sempre inutili? da quando i clienti non hanno avuto più soldi per pagarle ed hanno iniziato a lottare sui prezzi. In precedenza grandi lamenti ma anche una discreta mano al fatturato soprattutto per gli studi più piccoli ed in realtà economicamente depresse.

Avvocati: grandi difensori del diritto, ma quanto si son battuti per snellire la macchina burocratica, per semplificare una normativa cosi confusa da generare essa stessa milioni di cause inutili?

Imprenditore: per quanto tempo si è sfruttata la svalutazione competitiva? le cooperative rosse cosi vituperate ma tanto utili ad abbattere i costi? quanto si è lottato per limitare gli abusi edilizi?

Consulenti e formatori: in quanti vivono grazie a finanziamenti pubblici diretti o indiretti?

E' chiaro che gli esempi fatti sono superficiali e banali, ma quello che mi preme indicare è che se il criterio che vogliamo utilizzare è quello meritocratico solo i piu bravi e coraggiosi combatteranno per applicarlo.

Molti, anche bravi ma timorosi soprattutto in un periodo come questo di crisi economica, difficilmente abbandoneranno i loro piccoli privilegi certi per una speranza di crescita.

Tutti avremmo da guadagnare in un sistema più liberale, ne sono convinto, ma bisogna lavorare sulla consapevolezza e sul coraggio e non è cosi facile.

Viceversa ci troveremo con grandi entusiasmi e subito dopo con grandi battaglie di retroguardia a difesa ciascuno della propria categoria.

Per smetter di esser sudditi occorre smetter di esser complici.

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mercoledì 1 agosto 2012

Fermiamo il declino


Sabato scorso è stato reso pubblico il manifesto del gruppo che in qualche modo di rifà ad Oscar Giannino.
Tra i firmatari qualche amico e moltissimi conoscenti, persone ed associazioni che ho frequentato fin dai primi anni dell’università e che frequento anche ora.

Non nascondo che la prima sensazione è stata di tipo identitario, banalizzo ma in pratica tra le firme c’erano “tutti gli amici del bar all’ora dell’aperitivo”, che a Milano non è poco.

Poi son nati alcuni dubbi e perplessità. Sia chiaro nel manifesto mi ci ritrovo ma come alcuni dei lettori sanno i vecchi liberali soffrono di quella rara forma di scetticismo che in questo Paese spesso salva da scelte affrettate e dalla mediocrità ed a volte condanna alla paralisi.

Sono stato ripreso simpaticamente da una coraggiosissima amica (che stimo molto sia come persona che come imprenditrice) che si aspettava di ritrovare la mia firma tra quelle degli aderenti che mi dicono stan giungendo numerosissime e ne son contento.
Sono sicuramente un simpatizzante sia per le idee espresse sia per le persone che le portano avanti.

Provo a porre qualche mia perplessità nella speranza che i dubbi vengan prima di tutto capiti e poi ove possibile fugati:

1.       Il liberale vive di dubbi. Chiedo ai sapientoni entusiasti di questa nuova avventura di non mettermi troppa fretta perché quando loro eran comunisti perché si guadagnava, poi di forza italia perché si guadagnava io sempre liberale son rimasto rischiando soprattutto nei primi anni di prenderle da quelli che oggi si fan chiamare democratici. Credo quindi di meritarmi qualche giorno di riflessione.

2.       Il manifesto è stato pubblicato a fine luglio in un momento in cui l’interesse principale degli italiani si concentra nella balneazione. Scelta buffa.

3.       I punti son tanto condivisibili dall’esser quasi banali. La cosa un po’ mi spaventa. O per problemi di tempo si è andati per sommi capi o per non scontentar nessuno. Gli entusiasti comprendono che tagliar la spesa vuol dire tagliar dipendenti pubblici? che cessione degli immobili di Stato avrà riflessi sui prezzi e non sarà cosa ne immediata ne facile? Condivido il programma ma mi chiedo quanto applaudiranno gli entusiasti di oggi quando si vedran tagliate le prebende (dirette ed indirette).

4.       Ruolo dei due o tre personaggi ombra: Marcegaglia, Montezemolo, Passera. Nessuno dei tre mi entusiasma, anzi. Non sono ingenuo, per far nascere un partito ci voglion soldi ed organizzazione ma preferirei si giocasse a carte scoperte.

5.       Nuova Forza Italia o Patto Segni/Alleanza democratica?: molti giornalisti hanno paragonato questa iniziativa a una nuova Forza Italia, un nuovo partito liberista ma oggi sembra più un immenso contenitore di speranze modello Alleanza Democratica (ricordate Segni ed Occhetto sul palco dopo la vittoria del maggioritario sulle note di Adelante di De Gregori?). Un gran movimento ma poi destra e sinistra del concreto tendono a divergere.

6.       Oggi mi parlano (non Giannino, ma di area) di iniziative da portare avanti con chi ci sta, candidati da proporre a tutti i partiti per vedere chi avrà il coraggio di inserirli in lista. Iniziativa molto radicale ma che in me provoca ancora più confusione. Iniziativa corretta per una associazione o centro studi, non per chi a settembre vuole entrare tra i fondatori di un nuovo partito.

Oggi oscillo tra due diverse interpretazioni, la prima rassicurante, la seconda meno:

Interpretazione positiva:

·         l’iniziativa nata in gruppi di ispirazione liberale si apre alla base ed i punti del manifesto son banali proprio perché dovranno essere discussi e declinati dopo ampia discussione e con il supporto di tutti.

·         L’uscita a luglio deriva un po’ da ingenuità, un po’ dal bisogno di far presto, un po’ dal basso costo delle pagine dei quotidiani.

·         Più la base sarà forte più potrà dettare le condizioni ai personaggi ombra e comunque non si svenderà a pure attività di lobby a costo di naufragare eroicamente.

·         Dopo anni di voto polarizzato il nobile tentativo di aprirsi a persone con esperienze diverse sulla base di un programma comune mi disorienta ma è sostanzialmente un problema mio (ed eventualmente di una parte dell’elettorato) ma resta un tentativo nobile.

Interpretazione negativa:

·         Rischia di far da foglia di fico dei tre personaggi ombra che non si decidono e non si espongono. Se la cosa andrà bene si prenderanno il movimento e se andrà male non metteranno la faccia.

·         Rischia di diventare un nuovo PRI (gli amici repubblicani non se la prendano ma coi liberali qualche simpatica frizione c’è sempre stata) sempre oscillante tra una storia di sinistra (che in Italia fa sempre chic senza presentare le caratteristiche truculente del vecchio PCI) e la disponibilità a farsi pagar le bollette da CONFINDUSTRIA.

·         Le presunte distanze da CONFINDUSTRIA altro non sono che le corrispondenze di una lotta interna già iniziata nell’associazione industriali e che si ripropone oggi sotto nuove forme.
Probabilmente basterebbe chiarire qualche punto che nella fretta sarà sfuggito per rassicurare quelli che come me son tentati di dare un contributo per quanto possibile ad una iniziativa che voglia aiutare questo Paese a rialzarsi.

Forse le aspettative eran tali da creare per forza una qualche delusione. Forse on line si crean rapporti cosi diretti che ci si aspetta quasi un "su misura". Sicuramente oggi al di là dei facili entusiasmi sul pagare meno tasse non riesco bene a comprendere i confini della cosa. Il che come ho chiarito sopra può essere un bene come un male.

Lo snobismo liberale poi fa il resto.

PS Oggi comunque prendo un aperitivo lungo, anzi una cena con uno dei firmatari per comprendere meglio tutto e sfogare la mia curiosità.

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