lunedì 27 gennaio 2014

Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti....

Qualche giorno ha fatto capolino sul mio diario di facebook l'immagine di questo libro e la storia di questi bambini.

Sono rimasto molto colpito e per qualche giorno mi sono chiesto perchè, ormai assuefatto ai racconti 6 milioni di ebrei morti, questo titolo sia stato un pugno nello stomaco per me.

Ho provato a rispondermi che nella foto in copertina ho rivisto mio figlio mentre corre ad abbracciare la mamma ma ciò non è bastato a darmi una seria spiegazione.

Poi sono tornato ai miei anni di liceo ed alla lettura di Se questo è un uomo di Primo Levi.

E forse ho trovato il perchè. In entrambi i casi per me non erano storie di ebrei ma di uomini. Non c'era quella retorica che spesso accompagna le ricorrenze, non c'erano intromissioni dello Stato di Israele, non c'erano destra e sinistra nostrane alla ricerca di voti, non c'erano comunità chiuse pronte a ricordare i loro morti e non quelli degli altri (zingari, omosessuali, handicappati, ecc).

Non era la storia di un ebreo ma di un uomo, di un italiano (se volete di un borghese come me) che non riusciva a spiegarsi il perchè di quanto accadeva.

Non ho mai capito perchè il giorno della memoria non includa ma in qualche modo escluda.

Ma in questa storia (non ho letto il libro, solo la storia sulla pagina facebook ) come nello stesso titolo scelto da Levi si parla di uomini, di bambini, di tutti noi.

Forse è un post scomodo e poco politicamente corretto ma le emozioni vanno raccontate per come sono e spero di non offendere nessuno dicendo che è giusto ricordare ma che sarebbe ancora più giusto creare dei ponti tra quelle stragi e quelle di oggi, altrimenti rischiamo di confinare in un tempo remoto comportamenti che ancora oggi esistono e si ripetono nella totale indifferenza.

Come sempre tendiamo ad avere atteggiamenti consolatori, forse ci farebbe bene interrogarci più spesso sui nostri comportamenti, su quante volte giriamo la testa per non guardare.

Il Libro: a tragica storia di venti piccoli innocenti, provenienti da tutta Europa, vittime degli esperimenti medici e della brutalità insensata della politica dello sterminio del Terzo Reich.
In una fredda mattina di novembre del 1944 l’uomo nero si vestì di infame cattiveria: il dottor Mengele, l’angelo della morte, si presentò nella baracca 11 di Auschwitz-Birkenau e disse: “Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti…” Pochi mesi dopo, il 20 aprile 1945 nella scuola amburghese di Bullenhuser Damm 20 bambini provenienti da tutta Europa vennero uccisi. Questo libro narra la storia delle loro giovani vite spezzate e della tragica catena di vicende passate per l’arresto, la detenzione nel campo di Auschwitz-Birkenau, la separazione dai genitori, gli esperimenti medici e, il terribile epilogo…

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venerdì 24 gennaio 2014

L'atto di fede

"I nostri uomini politici non fanno che chiederci, a ogni scadenza di legislatura, «un atto di fiducia». Ma qui la fiducia non basta; ci vuole l'atto di fede" 

Indro Montanelli




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lunedì 20 gennaio 2014

Guida ai rimborsi spese dei professionisti e lavoratori autonomi

Il trattamento fiscale dei rimborsi spese dei professionisti e dei lavoratori autonomi è oggetto della Circolare N. 37/IR del 9 Gennaio 2014.
L’argomento è stato ampiamente dibattuto in dottrina e non ha mai trovato una soluzione normativa capace di soddisfare sia la necessità dei professionisti di dedurre integralmente i costi da loro sopportati nello svolgimento dell’incarico, sia gli intenti anti elusivi dell’Agenzia delle Entrate.

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Il legislatore tributario ha sempre considerato le somme corrisposte a titolo di rimborso delle spese inerenti alla produzione del reddito di lavoro autonomo, anche occasionale, nella nozione di "compenso" rilevante ai fini delle imposte sui redditi (soggetti alla relativa ritenuta). Applicando in tal modo in maniera estensiva la logica costi/ricavi anche ai rimborsi spese con un aggravio della gestione finanziaria del lavoratore autonomo che vede i propri compensi soggetti alla ritenuta del 20%.
Unica eccezione al criterio più generale restano soltanto i rimborsi relativi a spese, analiticamente dettagliate, anticipate in nome e per conto del cliente, fatti dall'esercente l'arte o professione per conto del cliente.

La circolare del Ministero delle Finanze n. 1 del 1973 fornisce alcuni esempi di pagamenti considerati in tal senso:
·        Tasse;
·        diritti di cancelleria;
·        visure;

Al fine di rispondere alle numerose richieste di modifica ed adeguamento della normativa il legislatore è intervenuto con una modifica del comma 5 dell’ art. 54 del TUIR (redditi di lavoro autonomo), secondo cui le spese relative a prestazioni alberghiere e a somministrazione di alimenti e bevande in pubblici esercizi "sono integralmente deducibili se sostenute dal committente per conto del professionista e da questi addebitate nella fattura". In sostanza si tratta delle spese anticipate dal cliente ossia di quelle spese inerenti all'espletamento dell'incarico che il committente sostiene direttamente per conto del professionista.

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Il professionista quindi in questi casi si trova liberato anche del semplice esborso finanziario che in alcuni casi potrebbe essere anche di natura considerevole rispetto al valore complessivo dell’incarico (si pensi ad esempio a prestazioni che necessitano per essere svolte di viaggi e soggiorni all’estero).
Si ricorda inoltre che in questi casi rendere soggetti a ritenuta questi rimborsi potrebbe risultare particolarmente penalizzante per il professionista che si troverebbe ad anticipare imposte per ritenute su compensi in realtà sterilizzati da costi di pari importo.

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La guida IRDCEC ricorda che la norma, secondo la circolare n. 28 del 2006 dell'Agenzia delle Entrate, impone di adottare la seguente procedura al fine di poter considerare integralmente deducibile il costo di hotel e ristoranti:
     il fornitore del servizio emette fattura intestata al committente, con indicazione degli estremi del
professionista che ha usufruito del servizio;
     il committente comunica al professionista l'ammontare della spesa effettivamente sostenuta,
inviandogli copia della relativa fattura;
     il professionista emette fattura nei confronti del committente, includendo nel compenso le spese di
vitto e alloggio "prepagate" dal committente;
     il committente imputa a costo la prestazione, comprensiva delle spese sostenute per conto del
professionista.

Come ha potuto constatare chiunque abbia provato ad applicare tale serie di adempimenti, questi hanno
comportato un notevole aggravio e una maggiore onerosità delle procedure amministrative tanto da renderle difficilmente applicabili contrattualmente.

Si resta quindi in attesa di un riordino di tutta la disciplina fin qui esaminata al fine di semplificare adempimenti e procedure valorizzando il conflitto di interesse tra committente e prestatore d’opera in chiave anti elusiva.



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martedì 7 gennaio 2014

In silenzio, alzandosi presto la mattina e rimboccandosi le maniche


Il 2014 si apre all’insegna dell’operazione Fiat di Marchionne. Un ulteriore passo avanti nella grande sfida che vede coinvolta l’azienda torinese (ancora per quanto?) per la sopravvivenza.

Pur comprendendo le critiche che gli vengono mosse da più parti lo considero  da sempre un grande manager che gioca al meglio la sua partita con le carte (tutt’altro che buone) che ha in mano.

La partita non è chiusa, ora dovrà gestire un debito importante e colmare il puzzle delle alleanze (mazda e suzuki?) per riuscire a penetrare i mercati asiatici che ad oggi sembrano tra i pochi promettenti per un settore come quello dell’auto.

Contemporaneamente leggo il post di auguri in cui un amico che stimo molto rissume il 2013 della sua società la Berto Salotti.

Due realtà molto diverse, da una parte una grande multinazionale e dall’altra una piccola impresa artigiana. Due realtà che hanno fatto dei loro punti di debolezza (per Fiat il rischio fallimento, per Berto le dimensioni artigianali) dei punti di forza.

Rischiando e probabilmente resistendo inizialmente a qualche battuta malevola dei concorrenti hanno valorizzato le carte che avevano in mano ed in silenzio, alzandosi presto la mattina e rimboccandosi le maniche hanno costruito la loro visione, il loro modo di fare impresa in un Paese che rema contro ed in un Mercato che non cresce.

Mi piace leggere una morale e dei punti in comune in due esperienze per molti versi cosi distanti tra loro, punti che in qualche modo rivedo nell’operare di tutti quegli imprenditori grandi e piccoli che stanno costruendo il futuro delle loro imprese nonostante la crisi:
  • L’imprenditore: la persona, la sua storia, il suo sudore, la sua capacità di coagulare le risorse, di fare squadra, di trascinare e di disegnare una visione del futuro;
  • La squadra ed i giovani talenti: ancora una volta le persone, l’aver voglia di costruire e “tenere in piedi la baracca”. Saper selezionare e coltivare giovani talenti, dentro e fuori la propria impresa è fattore critico di successo;
  • Le alleanze ed il fare rete: sapere che la propria impresa non basta più, e questo conta sia per l’impresa artigiana sia per la grande corporate;
  • La Storia: Fiat riscopre la 500, Berto costruisce l’azienda sulle capacità artigiane del padre e dello zio, due persone che sono e restano al centro della comunicazione e dei pensieri di Filippo;
  • Il saper raccontare la propria storia: che non è sempre facile, che non è la stessa cosa di avere una storia. Riscoprire la propria storia, riviverla, valorizzarla, estrarne i valori su cui costruire il futuro. Essere artigiani può allo stesso tempo significare in negativo una realtà di dimensioni limitate, a bassa scolarizzazione, superata, oppure una grande tradizione, qualità, legame con il territorio e capacità di innovare. Spesso in molti hanno la stessa storia, in pochi sanno rileggerla e valorizzarla. Se ci pensate lo stesso vale per Fiat, la 500 era un successo legato a tempi remoti, di utilitarie spartane ed a basso costo, vincente in un Italia che non c’è più. Invece è diventata la leva per trasformare la Fiat da industria di automobili ad industria del lusso, modificandone la strategia (ancora attuata del tutto e con di fronte mille difficoltà sia chiaro). 
  • Il rapporto con l’università: Se la grande impresa ha sempre utilizzato consulenti di nome tra cui molti professori, solo da poco le porte delle università si sono aperte alle PMI. In poche hanno saputo sfruttare,  alcune hanno avuto l’umiltà di ascoltare e la forza di apprendere non supinamente i modelli proposti ma di adattarli alla loro realtà creando un processo di osmosi e di apprendimento reciproco tra università ed impresa.
  • Il guardare oltre: oltre i propri confini nazionali prima di tutto (ormai il premine internazionalizzazione è abusato) ma anche oltre il proprio settore, oltre i sentieri già tracciati, rimetendosi in discussione. Se Fiat disegna strategie ispirandosi ai player del lusso, Berto Salotti sogna dimenticandosi di essere una PMI e si comporta da grande impresa (e so cosa significa per Filippo in termini di lavoro no stop e di malditesta).
  • Il made in Italy: valorizzare il proprio marchio associandolo alle qualità storiche del made in Italy.

Questo è un Paese in cui troppo spesso si raccontano storie invece di imparare a raccontare la propria Storia. Restiamo orgogliosi e curiosi, nonostante tutto. 

La tecnologia oggi consente anche alle PMI di poter sognare in grande, le difficoltà sono molte ma dobbiamo e possiamo tornare a sognare.

Questo post è il mio editoriale di inizio anno su www.mysolutionpost.it , in questo post forse è anche un po scritta la nostra storia, la storia di Studio Panato.


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