sabato 27 aprile 2013

Un estremo bisogno di sparigliare


Stesse strategie, stessa visione del futuro di qualche decina di anni fa, stessa struttura produttiva. Ed invece questo Paese ha bisogno di sparigliare.

Abbiamo bisogno di essere stupiti da un joker: rischiare, sbagliare, riprovare, apprendere.

Sparigliare: spa-ri-glià-re (io spa-rì-glio) Separare, scompagnare, dividere una pariglia da [pariglia] coppia, a sua volta da [par] pari - preceduto da una [s] privativa.
Termine da gioco a carte - per cui sparigliare significa lasciare dispari o scompagnate carte dello stesso valore - che da questo contesto trae il gesto vivace. Infatti sparigliare qualcosa intona un'azione fatta con piglio arzillo, come è il buttare una carta sul tavolo.
L'amante devoto potrà quindi sparigliare la grigia coppia dell'amata; un cane potrà abbaiando sparigliare i due cavalli che trainano il calesse in centro, fra le grida dei turisti grassi e pallidi che si stanno sopra; l'abile politico potrà sparigliare l'alleanza avversaria: e questo ci porta, forse, alla connotazione più colorata ed utile della parola.
Lo sparigliare risulta - mi pare - una mossa originale, d'assalto ma soprattutto vincente, con cui si scompagina e separa riuscendo in risultati clamorosi.

Abbiamo bisogno di vederci in maniera differente, di provare a liberare le nostre imprese, i nostri studi dai vecchi modi di pensare di agire.

Spesso quando entro per la prima volta in una nuova impresa mi faccio accompagnare a fare il giro dello stabilimento, l'imprenditore è felice, fiero di quello che ha costruito.

Illustra la produzione, le innovazioni, la tecnologia, i grandi cambiamenti fatti negli ultimi anni... ma poi, a ben vedere, spesso le ipotesi, le basi della contabilità industriale, i tempi di produzione, gli assunti, sono ancora quelli in lire riconvertiti in euro.

Tutto è cambiato tranne l'impostazione di fondo.

Nessuno (o pochissimi) sono immuni da questo. Io per primo mi rendo conto che la tecnologia non sta più diventando un elemento di rottura, di discontinuità. Solo un modo migliore per fare le stesse cose.

Invece dobbiamo aprirci, contaminarci e la sfida è bellissima

Abbiamo bisogno di professori universitari, imprenditori, artigiani, studenti che ci aiutino a cambiare, che abbiano il coraggio di confrontarsi con noi per cambiare la professione.

E cambiare non è facile, perchè spesso non è sbagliato come operiamo, anzi ci ha portato a storie di successo, ma sta diventando vecchio, a breve superabile.

In questi giorni stiamo lavorando ad un nuovo progetto, una novità editoriale. Speriamo possa divenire un laboratorio di idee, in cui la rabbia per la crisi non produca rassegnazione ma energia per alimentare il cambiamento.

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