Riprende l'idea dell’impresa forte non (necessariamente) grande, come ribadito con forza da Paolo Preti e Marina Puricelli nel loro bel libro intitolato appunto “L’Impresa forte - un manifesto per le piccole imprese”. Gli autori al termine della loro analisi concludono con un decalogo che contraddistingue l’impresa forte, eccolo, con alcune osservazioni fatte da Antonio:
- Porsi l’obiettivo di massimizzare il risultato economico nel medio/lungo periodo, non nel breve;
- Cercare il confronto con chi è più avanti;
- Fare meglio ciò che si è sempre fatto, rendendolo più visibile (comunicazione);
- Saper fare innovazione anche in settori maturi (orientamento ad essere non-convenzionali);
- Passare dalla riduzione dei costi ad una strategia tesa a realizzare qualità e servizio (branding);
- Progettare i confini aziendali in maniera flessibile tra internalizzazione delle funzioni critiche ed ed outsourcing di quelle meno critiche per la qualità del servizio e del prodotto;
- Trattare la dimensione come una variabile gestionale;
- Fare la differenza attraverso l’organizzazione e la gestione del capitale umano (costruire un team affiatato e competente);
- Rimanere radicati nel territorio di appartenenza (chi ha detto che serve delocalizzare tutto?);
- Avere alla guida un imprenditore forte (che decida per il bene dell’azienda nell’ottica di tramandarla il più possibile nel tempo anzichè mungerla come una cash cow).
Cosa ne pensate?
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