giovedì 1 novembre 2012

Pensieri scomodi: leggo Marchionne e penso a Kissinger

Questa mattina ho letto con il consueto interesse l'intervista a Marchionne sul Corriere

Il personaggio è controverso ma mi affascina. Non da sconti e non ne chiede. Si espone, ha visione, spesso è  politicamente scorretto (cosa alquanto buffa per un amministratore FIAT in Italia).

Non nascondo una certa simpatia per l'uomo, pur pieno di contraddizioni. 

Nuovi piani della multinazionale, in Italia puntare su vetture premium valorizzando i marchi simbolo del made in Italy Alfa e Maserati sfruttando al meglio meccanica e distribuzione del gruppo.

Puntare su export per sopravvivere ad un mercato drogato o moribondo.

Ribaltare il gruppo rivolgendosi al mercato internazionale che resta l'unico remunerativo.

Linee guida classiche in fondo che hanno solo la colpa di trascurare il nostro Paese (Paese che ha dato tanto alla FIAT e che forse dovrebbe fare più autocritica a se stesso che non colpevolizzare l'azienda. Umano chiedere soldi, l'errore è stato concederli).

Paese che sbagliando concedendo sussidi, è convinto di riparare (sbagliando ancora una volta) chiedendo indulgenza ed alibi. Due errori difficilmente si correggono, più facilmente si aggravano.

La critica più grande forse è che in Italia gli si chiede una dose di quella che solitamente viene chiamata responsabilità sociale che oggi chi fa impresa fa fatica a permettersi. 

Mentre leggo l'intervista mi viene in mente un altro personaggio, altrettanto scomodo, altrettanto affascinante: Henry Kissinger (non a caso da sempre amico e consulente di Casa Agnelli).

Lo ricordo ad una conferenza di politica internazionale in Bocconi anni fa, sicuro, diretto, scorretto ma terribilmente realista ed efficace.

Soprattutto ricordo la risposta a chi, malizioso, gli chiese la sua opinione sulla responsabilità sociale di impresa, tema tanto in voga allora. Duro e netto: la prima ed unica responsabilità dell'impresa è quella di fare profitto per garantire la remunerazione di capitale e lavoro.

Tagliente ed affilato come sempre ci ricordava che essere buoni non può costituire un alibi per chi fa impresa. Si può esser responsabili socialmente se si fanno utili. Con le perdite si rischia solo di fallire.

Riporto qui qualche frase per farvi comprendere lo stile dell'uomo, a volte estremo, sempre realista. Comunque sia uno che ha sempre privilegiato la chiarezza delle sue posizioni alla voglia di farsi degli amici.

  • La pianificazione comunista incentiva i funzionari non a produrre di più, ma a sottovalutare ufficialmente il potenziale produttivo, in modo che poi non si possa rimproverare loro di non essere riusciti a raggiungere gli obiettivi prefissati
  • [Sull'elezione di Salvador Allende in Cile] Non vedo alcuna ragione per cui ad un Paese dovrebbe essere permesso di diventare marxista soltanto perché il suo popolo è irresponsabile. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli.
  • La moderazione è una virtù solo per quelle persone che pensano di avere un'alternativa.
  • Non è possibile una crisi di governo la prossima settimana: la mia agenda è già piena.

Non a caso mi colpì moltissimo il suo stile rispetto a quello dei nostri politici, allora democristiano e teso ad annegare il conflitto a costo di non risolvere il problema, oggi ad ampliare il conflitto per polarizzare il consenso a costo di trascurare la soluzione del problema.

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2 commenti:

Mattia Poletti (Rebel Ekonomist) ha detto...

"Si può esser responsabili socialmente se si fanno utili."

Parole sante.

alberto ha detto...

Gli utili non sono utili, sono indispensabili.

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