martedì 2 settembre 2008

Impresa e famiglia: i rischi e la crisi.

In vacanza ma come spesso capita a chi fa la mia professione si finisce per parlare ancora di lavoro o di vita. In effetti spesso le due cose si confondono.

Qualche giorno fa ho incontrato un vecchio amico. Abbiamo preso un caffè insieme, aveva bisogno di parlare.

La sua impresa affronta una profonda crisi. Era spaventato. voleva un consiglio su come uscirne, ma senza rendersene conto ha iniziato a parlare della famiglia, dei problemi di incomunicabilità con la moglie, dell'incapacità del figlio di uscire dal ruolo di imprenditore di successo e di rimboccarsi le maniche (con tutto quello che questo vuol dire in tema di tenore di vita), della non accettazione della crisi dell'impresa.

Era la famiglia ad essere in crisi prima ancora dell' azienda. Per non perdere ruolo ed immagine nel loro paese hanno tardato i licenziamenti (col risultato che l'azienda chiuderà molto probabilmente senza salvare nessun posto di lavoro), hanno posto attenzione al fatturato e non ai margini, non hanno ascoltato il mercato trascurando la funzione marketing puntando solo sulla produzione.

Completamente assenti i consulenti. Il commercialista serve solo per pagare le tasse, nessuna pianificazione, nessuna strategia di uscita né di tutela del patrimonio immobiliare. L'impresa non ha un avvocato di fiducia a cui rivolgersi.

Le banche dal canto loro hanno continuato ad erogare prestiti a fronte di proprietà personali date a garanzia senza far percepire all'imprenditore la gravità della situazione se non negli ultimi mesi.

Nessuna colpa al sistema, per carità. Spetta sempre all'imprenditore accorgersi che qualcosa non va.

Una sola osservazione: è necessario separare l'impresa dalla famiglia. L'unico dovere dell'impresa è quello di pagare gli stipendi e remunerare il capitale investito. Non quello di salvare rapporti familiari che si reggono su comportamenti non coerenti con le normali logiche di mercato.

Alcuni errori: non hanno investito nella formazione del figlio e per mantenere il loro ruolo di famiglia importante della zona hanno tardato a licenziare compromettendo la sopravvivenza stessa dell'azienda (spesso si riescono a creare meccanismi socialmente accettabili di fuoriuscita dei dipendenti dando a loro il tempo di trovare un altro lavoro).
Inoltre l'azienda da tempo non era più curiosa, non ascoltava i clienti, non studiava la concorrenza. Inutile dire che in questo è mancata soprattutto la nuova generazione.

E di questi tempi la situazione economica non perdona facilmente simili errori.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ne ho parlato un po di tempo fa ancheio http://sperimentazione.wordpress.com/category/crisi-finanziaria/

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