"Come innovare la tua idea di impresa - Conversazione tra imprenditori per moltiplicare le idee e generare nuove opportunità di business".
Sono sincero, mi aspettavo qualcosa in più, la conversazione è utile ma soprattutto se si parte dall'analisi di casi di successo, cosa che in parte è mancata. Il format quello solito, breve presentazione, temi su cui discutere, giro tra i tavoli....
Lo dico prima, sono prevenuto, amo la mia università e mi aspetto sempre molto. La delusione quindi è dietro l'angolo. Lascio al lettore giudicare.
Quello che mi è rimasto:
- bella l'idea della start up Afajolo.it in cui i potenziali clienti costringono l'impresa a ripensarsi (es. passare da "la mia azienda produce suole in gomma per importante casa di moda" a "la mia azienda lavora la gomma, ponetemi nuove sfide, posso produrre nuovi prodotti partendo dalle mie competenze"). Forse tanto encomiabile l'intento educativo quanto complesso da realizzare.
- Imprenditore "Quando assumo qualcuno gli dico che la mia valutazione su di lui sarà: 70% competenza nel fare il suo lavoro, 20% capacità di aiutare gli altri, 10% fornire nuove idee."
- innovazione non deve riguardare solo l'imprenditore ma coinvolgere tutta la struttura.
- Il lamento continuo che in Italia non si fa rete. La rete la fai se ti accolli l'onere di creare un progetto valido attorno a cui coagulare risorse e competenze, se hai clienti (non se li cerchi), se sei disposto ad offrire competenze gratis investendo nel progetto tempo e risorse. troppo spesso in Italia fare rete significa che non ho clienti, nonho progetto ("risolvo problemi alle imprese" chiedo "quali?" risposta "tutti, io offro soluzioni" io tra me e me "bum!") e voglio vendermi ai tuoi.
- "il problema dello start up in Italia è che nessuno vuole lavorare per me gratis, soprattutto se è molto bravo, ecc". Ragazzi fare impresa è avere anche capacità di aggregare su un progetto. L'Italia non è un Paese accogliente ma ciò non significa che è sempre colpa di un mondo cattivo e noioso se le imprese non partono.
- "il problema delle start up in Italia è la burocrazia ed i 10.000 euro di capitale". Cerchiamo di capirci, la burocrazia è un problema ma non sono i 2000 euro del notaio ad impedirti di fare impresa (se mai gli acconti di imposte che i primi anni ti tagliano le gambe). se il problema è quello non sei un imprenditore. E sia chiaro non c'è niente di male a non esserlo.
- "il problema delle start up in Italia è che da noi fallire è un crimine, in america una esperienza da valorizzare". Lo so, lo so sono antiquato, ma temo che pure nei fantastici USA il creditore che non prende i soldi ci resti male. Il problema è che se fai innovazione vera (non servizi, innovazione) il creditore sa già di affrontare un rischio. Poi dipende da come fallisci e dai compagni di viaggio (ok, sei fallito, ma se paga il fondo capite che la cosa è differente).
Alla fine la mia domanda di uno che lavora nella vecchia economia:" Ma tu venderesti la tua auto per investire i soldi nel tuo start up?". Gelo in sala. Ecco, appunto.
PS: Due riflessioni buone valgono le due ore investite nel partecipare all'incontro pur in un periodo particolarmente intenso di lavoro? Io credo di si.
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4 commenti:
Io visto che non avevo l'auto, mi sono venduta tutti i regali in oro della laurea per avviare la mia attività professionale.
E ho avuto ragione!
Condivido tutto quello che hai scritto.
Complimenti Maria, per il coraggio e per il successo ;-)
Andrea, condivido tutto, ma se aggiungo che "per capire bene quello che intendi basterebbero un paio d'anni in un'officina di provincia, dopo la Bocconi" mi mandi al diavolo?
Ivan applauso a scena aperta.
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