venerdì 18 novembre 2011

Commercialisti: liberalizzare o cancellare l’Ordine?

Grande dibattito in questi giorni sul ruolo degli ordini professionali.
Soprattutto l’arrivo di Mario Monti al governo fa temere a molti (non a me sia chiaro) una nuova ondata di liberalizzazioni.

Temo la confusione e le norme pasticciate fatte di corsa, nella notte, per vincere l’opposizione delle lobby.

Riforma va fatta ma deve essere organica. Soprattutto all’interno delle varie professioni la casistica dei privilegi è ampia ma differenziata con agli estremi a mio parere notai (ipergarantiti) e commercialisti (senza riserve ed esclusive – in sintesi non c’è nulla o quasi che possa esser fatto dal solo commercialista).

Ieri su twitter ho partecipato ( @commercialista ) ad un interessate botta e risposta tra colleghi e l’Imprenditore confindustriale ( @limprenditore ).

Provo a mediare e liberare il campo da fraintendimenti che credo siano responsabilità soprattutto della pessima strategia seguita in questi anni dal nostro CNDCEC. Ovviamente questo è un post che apre alla discussione ed invito i lettori a correggere ed integrare eventuali mie dimenticanze.

Le principali accuse rivolte all’ordine dei dottori commercialisti (ecc..) :
  • Riserve ed esclusive che limitano la concorrenza
  • Tariffe minime obbligatorie
  • Praticantato ovvero forza lavoro gratuita
  • Esame di stato ovvero restrizione all’accesso della professione
  • Limitazioni alla possibilità di far pubblicità
Proviamo ad analizzarle senza fingere di scandalizzarci per l’attacco a lesa maestà come spesso fa o meglio faceva il nostro Ordine (ultimamente i toni sono più ragionevoli e si cerca di rimediare, faticosamente, agli errori del passato):
  • Esclusive: i commercialisti non hanno esclusive (magari qualcosa mi sfugge, eventualmente illuminatemi):
    • Contabilità, bilanci e dichiarazioni sono attività di gran lunga le più diffuse ma che possono far tutti, anche uno con la terza media per intenderci. Non a caso l’ordine si è caratterizzato in passato in una costante lotta agli “abusivi” dimenticando che abusivi non sono non essendoci nessuna norma che gli impedisce di esercitare. Oggi tardivamente si è cambiato registro spingendo sulla qualità, ma scontiamo anni impiegati a lottare contro i mulini a vento.
    • I numerosi competitor dei commercialisti sono: società di elaborazione dati, società di servizi legate alle associazioni di categoria (non a caso Confindustria è la prima ad attaccare le professioni essendo interessata ad espandersi nel settore. Settore in cui già è ben presente sia chiaro).
    •  Restano riservate agli iscritti agli albi (ma non al solo albo dei commercialisti – concorrenza interna tra le categorie professionali) la revisione contabile (commercialisti, revisori, società di revisione), perizie di stima, consulenze per i tribunali, ricorsi e contenzioso (cui si dedicano molti avvocati).
    • Il grosso come si può notare è liberalizzato. Qualche tutela (ma in questo caso di tutele si può parlare?) legittima si ha invece quando il commercialista svolge ruolo di pubblico ufficiale o serve il pubblico interesse (le riserve sopradescritte).
E' da questo ultimo punto che  a mio parere l’Ordine deve ripartire per ritrovare un senso ed un ruolo. Non dalla ricerca di micro adempimenti burocratici inutili che per il cliente altro non sono che una tassa e per i professionisti più qualificati una scocciatura.

  • Tariffe minime:
    • Non esistono più da tempo, la contrattazione viene fatta con il cliente in piena libertà. Ormai anche la normativa ha fotografato una situazione che da anni era comunque già praticata. Restano solo come riferimento per i lavori effettuati nei confronti del pubblico (principalmente tribunale).

  • Praticantato ovvero forza lavoro gratuita: qui bisogna fare qualche precisazione:
    • La nostra è una professione difficile e piena di responsabilità. Buona parte della giornata i giovani colleghi la passano (o dovrebbero) a studiare. Quindi è corretto che lo stipendio riconosca una limatura dovuta alla formazione. Qualche distorsione c’è soprattutto sulle piazze meno ricche e va corretta ma vi assicuro che su Milano (parlo di ciò che conosco) le cose son ben diverse da come vengono raccontate. 
    • Il mio studio (che è comunque un piccolo studio) ad esempio retribuisce il praticante con:
      • un compenso crescente nel tempo e parametrato alle capacità ed all’impegno anche mediante bonus a fine anno.
      • Post laurea universitario biennale pagato dallo studio.
      • Corso intensivo di preparazione all’esame di Stato pagato dallo Studio.
      • Cerchiamo inoltre di creare un percorso formativo interno che consenta lavorare su tematiche varie e complementari. I miei praticanti nei tre anni di solito riescono a collaborare su quasi tutte le tipologie di operazioni di finanza straordinaria oltre ovviamente ad acquisire buone capacità nella gestione dell’ordinario. Questo però comporta ore di studio per loro e di mancato lavoro che per noi nel breve sono un sacrificio. Ben diverso ovviamente è se li si mette a fare contabilità tutto il giorno. Ma in quel caso quelli bravi se ne vanno. C’è concorrenza, ripeto, quanto meno sulle piazze ricche.
      • Un giovane preparato è il migliore investimento sulla mia attività. Non regalo nulla, investo su chi lavora bene.
      • La vera sfida in realtà è trattenere i collaboratori validi ed evitare di disperdere questo investimento

  • Esame di stato ovvero restrizione all’accesso della professione:
    •  Per i commercialisti siamo sinceri non è un dramma e differenza per esempio dell’esame di avvocato o peggio ancora notaio.
    • Ricordiamo poi che tutta l’attività ordinaria non è preclusa a chi ancora non è abilitato a differenza sempre di avvocati e notai.
    • Se si vuole modificarlo facciamolo ma senza snaturarne il senso.
    •  
  • Limitazioni alla possibilità di far pubblicità:
    • Pressoché nessuna se non il buon gusto. Certo c’è voluto del tempo, solo 10 anni fa era praticamente impossibile avere un sito internet un po’ perché non esplicitamente consentito, un po’ perché nessuno conosceva i divieti e si lasciava spazio all’interpretazione di colleghi non sempre liberali.

Credo quindi che oggi si scontino anni di politiche sbagliate, di resistenze al cambiamento, di atteggiamenti decisamente illiberali (che vi assicuro ho patito in prima persona e qui tralascio solo per evitar polemiche), di lotte per ottenere il micro adempimento in più su cui poter mettere una firma.

Tutto ciò detto oggi le cose sono molto differenti.
Parlando sempre di Milano le iniziative di formazione anche ad alto livello completamente gratuite sono numerosissime sia per i commercialisti che per i praticanti.  Io stesso insegno alla Scuola di Alta Formazione in Bocconi e vi assicuro che non lo si fa per il compenso.

Sia le commissioni di studio dell’Ordine sia le nostre associazioni di categoria producono gratuitamente, e non solo a favore dei colleghi, importante dottrina e combattono battaglie per un fisco più equo. Solo che non lo sa quasi nessuno.

Affiancarci nelle battaglie ad avvocati e notai oggi ci fa sembrare dei privilegiati cosa che in realtà non siamo. O se lo siamo io sono qui per discuterne.

Certo, sono alleati forti, gli avvocati in parlamento sono una potenza e fan barriera a tutela degli Ordini. Ma difendono anche privilegi che non sempre trovo giusti ed io preferirei avere come alleati i miei clienti.

Sento parlare di aprire la concorrenza anche nei servizi di tutela pubblica all’interno degli ordini (es. alcuni atti – costituzione società, cessione o affitto azienda - oggi prerogativa dei notai aperti a commercialisti ed avvocati..).
È una strada interessante, sicuramente con pro e contro, che merita di essere approfondita. Strada anche in questo caso che ci vedrebbe in contrapposizione con altri Ordini professionali ma che avvantaggerebbe le imprese ed il mercato.

Auspico che il CNDCEC cambi rotta, si confronti più serenamente con CONFINDUSTRIA che altro non è se non la rappresentanza dei nostri clienti, e sia più propositivo.

La riforma del collegio sindacale andava fatta. Oggi è stata fatta male con limiti dimensionali assurdi e senza risolvere il vero problema che è quello della nomina in conflitto di interesse.

Quello che davvero deve cambiare è un sistema troppo burocratico e complesso. Dobbiamo avere il coraggio per chiedere una riduzione di adempimenti sulle imprese (ciò porterà meno lavoro a noi ma è un lavoro mal retribuito se non addirittura fatto spesso gratuitamente). Questa è la vera battaglia da fare che deve trovare professionisti ed imprese alleati.

E temo, questa è una battaglia che difficilmente ci vedrà sostenuti dagli avvocati, ma spero di esser contraddetto da qualche lettore appartenente alla categoria. Ne sarei solo felice.

Mi piacerebbe poter dire sempre più spesso guardando il cliente che la mia categoria sta combattendo battaglie a suo favore, a favore della libertà di fare impresa.

PS sia chiaro che son disponibile a veder ridimensionato il mio ordine (ridimensionamento che probabilmente avrebbe il risultato di vederne esaltata la funzione), ma voglio anche che CONFINDUSTRIA inizi finalmente a credere nel libero mercato, che si crei concorrenza sui servizi bancari e telefonici, che ci sia una seria riforma del diritto del lavoro, che vendano sanzionati i medici che firmano certificati falsi per coprire l’assenteismo… 

Dobbiamo rimboccarci le maniche? Io sono pronto, e voi?


14 commenti:

Unknown ha detto...

bello, sono d'accordo con quanto scrivi (compreso il fatto che tutto sommato i commercialisti sono quelli che hanno più concorrenza)

Io non parlerei di Confindustria x l'espansione servizi ma di associazioni di categoria (Confindustria ce l'ha più con avvocati e notai).

Mi spiego, Confindustria fa pochi servizi di contabilità, a quanto ne so, magari più paghe (contro i consulenti del lavoro) mentre fare la contabilità è uno dei cavalli di battaglia per avere associati di commercianti ed artigiani.
E moltissimi studi di commercialisti (credo quasi tutti) poi il servizio di elaborazione dati lo fanno con la società controllata (credo anche per questioni fiscali)

Per il praticantato occhio a non confondere il tuo studio con la massa (che mi sa che è diversa), anche io non faccio stage, ma sono una mosca bianca.
Dove parli di battaglia sul fisco più equo mi pare di rilevare una cattiva comunicazione che a fronte di una battaglia giusta vi fa poi sembrare alleati dei notai.

La battaglia di Confndustria nasce dai tantissimi ordini con aree di business riservate che poi impattano sulle aziende e dalla impossibilità di darsi strutture societarie e che obbligano al nanismo anche i professionisti.
Cosa che taglia moltissime economie di scala e possibilità di avere servizi integrati per le aziende.

Certo poi si aprono aree di business per altri ma nel mercato la meritocrazia dovrebbe premiare alla lunga.

Piernicola ha detto...

Io tutta questa polemica sul praticantato non l'ho mai capita... in realta' se i giovani applicassero la stessa logica in altri ambiti i risultati professionali sarebbero eclatanti!

Saro' all'antica, ma sogno un mondo dove i giovani neolaureati decidano che lavoro fare, si scelgano un mentore e gli dicano "vorrei diventare come te, se mi fai passare del tempo con te e mi insegni le cose faccio tutto quello che vuoi, compreso lucidarti la macchina" :)

E questo probabilmente pagherebbe PIU' che accumulare master, corsi e specializzazioni ....

gio_rubin ha detto...

Da commercialista devo dire che sono neutrale rispetto ad una liberalizzazione o una cancellazione dell'ordine.
Tuttavia, ritengo che sarebbe un errore enorme riformare gli ordini in senso liberale senza altre norme di carattere sistematico.
Prima di abolire l'esame di stato ed il tirocinio obbligatorio, è necessario abrogare il valore legale dei titoli di studio: senza il filtro dell'ordine potrebbero svolgere la (ex) professione tutti i laureati in economia e ritengo corretto che un fruitore del servizio debba poter scegliere il proprio consulente con consapevolezza e sulla base della sua preparazione e formazione (sarebbero equiparati, senza alcun tirocinio, laureati in "marketing e comunicazione" e laureati in "economia e commercio/aziendale").
In secondo luogo è necessario prendere decisioni in materia previdenziale, eventualmente abolendo le casse private, questione molto complessa.
Vorrei poi sottolineare che l'abolizione dell'ordine dei commercialisti comporterebbe dei risultati molto limitati: non sarebbe possibile, infatti, abolire il registro dei revisori, previsto da una normativa comunitaria, e, di fatto, gran parte delle "esclusive" oggi sono a favore dei revisori e non dei commercialisti.

gio_rubin ha detto...

Da commercialista devo dire che sono neutrale rispetto ad una liberalizzazione o una cancellazione dell'ordine.
Tuttavia, ritengo che sarebbe un errore enorme riformare gli ordini in senso liberale senza altre norme di carattere sistematico.
Prima di abolire l'esame di stato ed il tirocinio obbligatorio, è necessario abrogare il valore legale dei titoli di studio: senza il filtro dell'ordine potrebbero svolgere la (ex) professione tutti i laureati in economia e ritengo corretto che un fruitore del servizio debba poter scegliere il proprio consulente con consapevolezza e sulla base della sua preparazione e formazione (sarebbero equiparati, senza alcun tirocinio, laureati in "marketing e comunicazione" e laureati in "economia e commercio/aziendale").
In secondo luogo è necessario prendere decisioni in materia previdenziale, eventualmente abolendo le casse private, questione molto complessa.
Vorrei poi sottolineare che l'abolizione dell'ordine dei commercialisti comporterebbe dei risultati molto limitati: non sarebbe possibile, infatti, abolire il registro dei revisori, previsto da una normativa comunitaria, e, di fatto, gran parte delle "esclusive" oggi sono a favore dei revisori e non dei commercialisti.

Unknown ha detto...

Da giovane ing l'iscrizione all'ordine era sentirsi arrivati.
Oggi mi sono cancellato. Sentivo l'ordine come una spesa inutile. Mi occupo di sistemi di gestione, in particolare sicurezza sul lavoro, l'ordine degli ing e' fatto solo per i colleghi delle costruzioni per gli altri e' alquanto inutile.
Vedendo la semplicita' delle cose in UK ho sviluppato una totale repulsione agli ordini professionali. Effettivamente alcuni ordini sono necessari: revisori, medici.
Ma questi dovrebbero essere a livello europeo e non nazionale per fare un vero mercato unico delle professioni e per garantire delle procedure un minimo serie. Inoltre visto che non ho notizia di professionisti espulsi perche' incapaci o collusi con la mafia, proporrei che gli ordini fossero soggetti al DLgs 231 affinche' le procedure per la selezione e aggiornamento siano un minimo decenti.
Infine sarebbe necessario che esistano degli istituti di riferimento per le varie discipline i cui membri vengano usati come consulenti tecnici dei processi. Oggi l'uso di professionisti iscritti all'ordine, spesso impreparati, rende l'applicazione delle materie tecniche in sede processuali una triste barzelletta.

Massimiliano Ferrari ha detto...

Ciao,
sono molto d'accordo con questo articolo. Di fatto, almeno per i commercialisti, il dibattito sulla loro liberalizzazione è un falso problema. Sono molti altri gli adempimenti burocratici inutili che andrebbero semplificati o cancellati.
Il vero punto, anche secondo me, è avere un fisco più semplice, meno vessatorio e meno arzigogolato, soprattutto per le realtà piccole o per i liberi professionisti/freelance. Come giustamente scrivi, ciò potrebbe portare meno lavoro ai commercialisti ma almeno sarebbe lavoro più interessante e di qualità maggiore.

MaxColoretti ha detto...

Sono d'accordo e.. so che sembra una pazzia, ma io penso che "l'anomalia" italiana dei professionisti debba diventare, in un mondo globalizzato, uno dei Fattori Critici di Successo del sistema paese. Il diventare un FCS passa - aimè - attraverso la liberalizzazione perché permette una maggiore specializzazione e riconoscimento delle competenze. Ora i commercialisti possono fare i sindaci, la revisione, i fallimenti, i contenziosi, gli analisti... domani l'iscrizione ad un'associazione dei top consulting nel contenzioso potrebbe permettere ad alcuni di essere il top nel contenzioso ed avere una certificazione del mercato: in questo nuovo ordine ci saranno solo gli esperti di quella cosa. Sarebbe un risultato fondamentale che permetterebbe ai nostri professionisti di presentarsi come super-professionisti di nicchia su scala globale. E se vuoi il superprofessionista lo stra-paghi!

Un saluto ai bloggher!

ALX ha detto...

La professione, qualsiasi essa sia, comporta un adeguamento al contesto in cui viene esercitata. Il cambiamento non è recepito con questo dinamismo, e la "liberalizzazione" è quell'espressione vera di evoluzione rivista su di un fronte antitetico al concetto di casta o di lobby.
Lo strapotere delle associazioni di Avvocati e Notai è palese, ed i "commercialisti"? ... nulla!
Ma qual'è il problema? ... forse l'inadeguatezza conclamata di una classe dirigente omnipresente, ancorata al "posto" ed incapace di mettersi in discussione!!!!
Oggi la ricerca di un collaboratore/praticante è estenuante gente che ti sipresenta a studio come se fosse stata catapultata fuori dall'ultimo "dei giri di centrifuga della lavatrice"!!! Incapaci di esprimersi e se messi in prova incapaci di ascoltare, immaginiamo cosa succede nell'apprendere!!!
Privilegi, Status, ...ma parliamoci chiaro, l'offerta professionale complessiva è bassa dequalificata in molti casi, grazie ad un criterio tariffario che non viene applicato e che vede finte società di servizi fatte di meri interventi di data entry per la realizzazione del prezzo stracciato, ... ai voglia che l'art.2233 c.2 del c.c. recita "In ogni caso la misura del compenso deve essere adeguata all’importanza dell’opera e al decoro della professione."
Ma quale decoro, illustri colleghi che usano ciclostilati di statuti che speriamo che non siano stati redatti da avvocati o notai, altrimenti addio società!!!! ... ma quanti ne conoscete che sanno concretamente come funziona una società, per non parlare di un'impresa????
La liberalizzazione è un processo complesso che deve prevedere "in primis" un confronto leale tra chi presta l'opera e chi la riceve, oggi nella stragrande maggioranza dei casi c'è un divario tra i due fronti che fa paura, ma al contrario di quanto accadeva per i "vecchi" professionisti il cliente non ha rispetto del professionista, con la diretta conseguenza che l'unica variabile che interessa è il prezzo, per i più scaltri "la capacità d'intrallazzo".

C'è molto da cambiare in questo paese e in ques'europa, ma non c'è proprio la voglia!!!!

Un caro saluto a tutti, soprattutto a quelli che si arrabbieranno con me!

Alessandro Carnevale

Anonimo ha detto...

Faccio presente che i notai non fanno un esame d'abilitazione, ma un concorso pubblico molto selettivo e rigoroso in forza del quale diventano pubblici ufficiali.
Sarò un'ingenua, ma non sono d'accordo sull'eliminazione completa di esami o concorsi, il cliente va tutelato: il diritto alla difesa o alla salute non mi sembrano merci come un golf o un maglione e se si lascia la selezione solo al mercato molti piangeranno (soprattutto le persone di estrazione sociale più modesta) per danni in alcuni casi irreparabili. Perciò o si rendono più rigorosi e imparziali gli esami d'abilitazione o si rendono più selettive le università....e questo forse è il punto dolente. Abolire il praticantato non mi sembra una bella idea, la pratica della professione è un tirocinio indispensabile però va giustamente remunerato.

Millennium Bags ha detto...

@Max già oggi puoi specializzarti e comunicare questa specializzazione scrivendo e tenedo convegni.io faccio cosi e mi sento più libero che non ricevendo un unteriore bollino da ulteriore associazione.

Millennium Bags ha detto...

@anonimo (che peccato non voler firmarsi) sono in accordo con te.
praticantato necessario come l'esame.

Ma l'esame non deve trovare limitazioni fittizie come quello degli avvocati, spesso selettivi non per cercare qualità ma per limitare il numero dei concorrenti.

Tariffe libere e pubblicità con poche limitazioni (comparativa, decoro, ecc).

Praticantato retribuito e obbligo di iscrizione a post laurea universitario.

Alessandro falco ha detto...

Sono d'accordo in pieno sull'impostazione del discorso.
La verità, nella nostra professione, e' che esiste una distinzione netta tra chi opera solo nel business degli adempimenti e chi affianca agli stessi servizi a valore aggiunto. Io ho sempre più l'impressione che l'ordine rappresenti e difenda la prima categoria, facendo battaglie di retroguardia. Mi auguro che l'atteggiamento cambi o che quanto meno si apra una sezione ad hoc per i commercialisti operanti nella consulenza direzionale, affinché vi sia un'adeguata rappresentanza ad istanze nuove ed adatte al nuovo contesto competitivo.

Anonimo ha detto...

Abolire l'esame di stato e rendere l'accesso alla professione libera è un passo doveroso per eliminare le barriere all'entrata a qualunque tipo di lavoro.
Sarà il mercato a fare la selezione naturale eliminando gli imbecilli e premiando i meritevoli.
E' già avvilente per un giovane laureato uscire dall'università con la consapevolezza di dover imparare un mestiere perchè i signori preposti a diffondere la scienza hanno tutt'altro interesse.

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti, avete letto a riguardo la bozza sulle liberalizzazioni? Precisamente capoIII art.12 eccolo: <> Ora la domanda è non sarà più necessario fare l'esame di stato ?????????

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